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Studenti e lavoratori uniti. Uno slogan che viene da lontano, ma quanto mai attuale oggi, con una legge di bilancio che a entrambi non dà nulla e toglie molto. E così in piazza il 17 novembre per lo sciopero generale ci saranno pure loro, ragazze e ragazzi, anche con un corteo organizzato dalla Rete degli studenti medi che partirà da piazza Barberini e che confluirà poi a piazza del Popolo per i comizi di Landini e Bombardieri.
Anche le date aiutano, visto che il 17 è, appunto, la Giornata mondiale dello studente. La protesta inizierà presto, alle 8.20, con un presidio di Rete studenti medi, Udu e Flc Cgil sotto al ministero dell’Istruzione e del merito contro la legge di bilancio.
L’istruzione non è più gratuita
Una legge di bilancio assolutamente inadeguata a raccogliere le sfide che riguardano presente e futuro del nostro paese. Come nota Paolo Notarnicola, coordinatore della Rete, “l’accesso all’istruzione è diventato un problema. Per andare a scuola tra trasporti, libri, corredo scolastico, certificazioni di lingue e uscite didattiche ormai ci vogliono 2 mila euro.
Di fatto il diritto all’istruzione gratuita, sancito dalla Costituzione, in questo modo non viene garantito” e, a fronte di questa situazione, “la legge di bilancio per il diritto allo studio non stanzia nulla e l’unico capitolo in cui si occupa della scuola riguarda Agenda Sud (che prevede stanziamenti di circa 65 milioni di euro, ndr) che è però una manovra non strutturale e per noi assolutamente inadeguata a risolvere problemi come la dispersione scolastica”.
Un’operazione spot, attacca Notarnicola, visto che poi lo stesso governo “va avanti con l’autonomia differenziata e il dimensionamento scolastico, allontanando ancora di più gli istituti scolastici dai contesti cittadini”.
Scuola come luogo di pace
Altro tema che sta particolarmente a cuore agli studenti è quello del benessere psicologico. Secondo il coordinatore della Rete, nonostante le promesse di Valditara non si è fatto nulla “per garantire un servizio di counselling, ascolto e inizio terapia gratuito, lasciando abbandonate a loro stesse le scuole, con situazioni in cui chi può e vuole fa da sé o magari, come pure capita, affida questo servizio all’insegnante di religione!”.
E poi, per chi si ostina a dipingere gli studenti come “indivanati” c’è un tema che, racconta Notarnicola, sta invece loro molto a cuore: “La scuola non sta svolgendo un ruolo attivo nella costruzione di una società di pace, nella formazione degli studenti rispetto ai conflitti in corso nel mondo. Ragazze e ragazzi vengono lasciati da soli nell’apprendere da giornali, tv, social in maniera decontestualizzata. La scuola dovrebbe invece avere un ruolo primario nell’educare alla pace e alla non violenza”.
Conclude il dirigente della Rete: “Viviamo un presente precario che, se le cose non cambieranno, prepara un futuro precario. Per questo non staremo a guardare e scenderemo in piazza con lavoratrici e lavoratori”.
Una Finanziara “oltraggiosa”
Sulla stessa lunghezza d’onda Camilla Piredda, coordinatrice dell’Udu: “Come ogni anno scendiamo in piazza il 17 novembre, quest’anno con un motivo in più: la protesta contro la legge di bilancio”. Piredda parla senza mezzi di termini di “un taglio oltraggioso alle borse di studio di 250 milioni di euro in una situazione che ci vede unici in Europa ad avere idonei non beneficiari di borsa per mancanza di risorse. E questo nonostante tutte le proteste messe in campo e agli incontri con i ministri che però non hanno portato a nessun risultato. Siamo stati in tenda, ma anche sulla questione abitativa non è arrivata nessuna risposta, anzi è stato tagliato il fondo per gli studenti fuori sede e non c’è nessun investimento per residenzialità pubblica e studentati”.
Anche l’Udu intravede oggi una grande continuità tra la situazione degli studenti e quella dei lavoratori: "La maggior parte di noi – continua Piredda – ha contratti precari o al nero, proprio come tante lavoratrici e lavoratori: è questa condizione di precarietà ad avvicinarci”.
“Per noi – aggiunge – le tende non sono solo il simbolo di una precarietà abitativa, ma di una generazione che deve riprendersi uno spazio che non ha più, vivendo in una situazione di insicurezza esistenziale, formativa e lavorativa che spesso costringe molti ad andare fuori dall’Italia per non tornare più”.
Quanto disagio
Gli studenti il 17 scenderanno in piazza anche per chiedere che sia calendarizzata la proposta di legge per l’assistenza psicologica gratuita nelle scuole e nelle università: “Sono troppe le persone che stanno male e che addirittura nel loro percorso universitario si sono tolte la vita – nota con amarezza la dirigente dell’Udu –. A pesare è anche un sistema molto competitivo e spersonalizzante, in cui non veniamo più riconosciuti come persone ma come numeri in competizioni tra loro, spesso anche per colpa dei docenti”.
Un aspetto performativo e competitivo che con il numero chiuso inizia molto precocemente e che genera ancora una volta discriminazioni di classe: “I corsi per la preparazione ai test d’ingresso sono privati e costosi – sottolinea Piredda –. Anche su questo non abbiamo avuto risposte: la ministra Bernini negli incontri ci ha detto che non c’è nessuna intenzione di investire in strutture e docenti per eliminare il numero chiuso”.
Infine, ma non per ultima, la pace: “Il 17 saremo in piazza per chiedere che l’Italia assuma una posizione netta sulla necessità della pace e di un cessate il fuoco immediato nei conflitti in corso e che vengano interrotti tutti gli accordi in materia di ricerca bellica negli atenei italiani”.
Insomma, studentesse e studenti ci sono.