Puntata n. 10/2024 – Firma per un lavoro stabile, dignitoso, tutelato, sicuro
Firma per i quattro quesiti referendari proposti dalla Cgil
Per un lavoro stabile, che non sia ostaggio della precarietà. Per un lavoro dignitoso, che permetta alle persone di realizzarsi. Per un lavoro tutelato, a tempo indeterminato, che sia un diritto e non una concessione. Per un lavoro sicuro, senza rischi per la propria salute e la propria sicurezza: di lavoro si deve vivere e non morire.
E proprio nella giornata di oggi, in tutto il Paese, si svolgeranno mille assemblee sui luoghi di lavoro per spiegare a tutte e tutti i quesiti referendari e dare la possibilità di metterci una firma. Che aspettate, firmate, anche online.
Uomini e topi
Operai morti nei cunicoli delle fogne, soffocati dal gas prodotto dai liquami. In tre hanno smesso di soffrire in una manciata di minuti, chiedendo aiuto. Due dei colleghi che sono scesi nel tentativo disperato di salvarli, sono morti con loro. Si sarebbe potuto evitare, hanno detto i Vigili del Fuoco. Sarebbe bastato indossare una maschera. È successo a Casteldaccia, nel palermitano, alla fine sono morti in cinque. Quattro erano dell’appalto, uno era interinale. La storia non cambia. I lavoratori continuano a morire. Dilaniati da un’esplosione o affogati nella centrale Enel di Suviana, schiacciati dal crollo del cantiere a Firenze, investiti da un treno a Brandizzo. Senza che nulla sia stato fatto, senza che fermare questo stillicidio sia diventato la priorità dell’agenda politica.
Quel che resta della Rai
Editti, bavagli e precettazioni, la tv si Stato diventata megafono del governo. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani
C’era una volta mamma Rai: premurosa, lottizzata, cencelliana, buona per tutte le stagioni. Ben disposta sempre ad aggiungere un posto a tavola che c’è un partito in più. Ma ora la seggiola è occupata e riservatissima. Va ora in onda la Melovisione: ovvero la tv pubblica che trasuda di pluralismo sovranista da tutti i ripetitori. Fratellini, legazionisti e forzitalioti in un’orgia di quarto potere dove spartirsi ogni anfratto mediatico. E chissenefrega se lo share è da prefisso telefonico. Se il buonsenso inibisce a schiacciare i primi tre tasti del telecomando. Se bastano i titoli del tg1 delle 20 per avere quella strana sensazione di essere seduto in riva al Danubio. Editti, censure, programmi interrotti, perfino precettazioni. Neanche Sua Emittenza Re Silvio ha mai osato tanto nella sua gloriosa carriera catodica. La Rai come un grande pacco vuoto. Affari tuoi. Affari nostri.
Non è un Paese per madri
Il tasso di occupazione femminile nel 2023 è stato del 52,5%, contro una media europea del 65,8. In particolare, tra le donne tra i 25 e i 54 anni, l’occupazione delle donne senza figli raggiunge il 68,7%, mentre crolla al 57 tra quelle che ne hanno due o più minori. La situazione peggiora al Sud, dove l’occupazione per le donne che hanno due o più figli minori precipita al 40%. Nel 2022 ci sono state in tutto 61 mila dimissioni volontarie per genitori di figli di massimo 3 anni. Il 72,8% sono state donne, per l’impossibilità di conciliare il lavoro e il carico di cura.
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