L’azzardo in Italia è una piaga non solo nelle grandi città. I piccoli centri, quelli fino a 10 mila abitanti, non sono esenti dal fenomeno e presentano tante anomalie. A evidenziarlo è il report “Non così piccoli” realizzato da Cgil, Federconsumatori e Fondazione Isscon, un approfondimento della seconda edizione del Libro nero dell’azzardo online pubblicato a maggio, un tassello per mapparne l’evoluzione nel nostro Paese, un’operazione che è ostacolata dai limiti posti alla diffusione dei dati della gran parte del gioco fisico decisa dal Parlamento a dicembre 2019.

Misure pericolose

“Il report è un approfondimento del Libro nero presentato pochi mesi fa – spiega Daniela Barbaresi, segretaria confederale Cgil -. È molto importante, visto il ruolo che i Comuni possono e devono avere nella regolamentazione e nel contenimento di un’offerta che rischia di aumentare a dismisura, con conseguenze molto pesanti sulla salute dei cittadini e sul benessere delle comunità. Il 2024 segnerà un nuovo record nella raccolta dell’azzardo, e i recenti provvedimenti del governo invece di affrontare seriamente il problema con una legge quadro propongono misure pericolose, quale quella di destinare il 5 per cento dei proventi dell’azzardo ai Comuni, o il tentativo di far ricomparire la pubblicità, sebbene in qualche modo mascherata, sulle maglie dei calciatori, aggirando il divieto esistente”.

Più anomalie nei piccoli

Sotto la lente, 3.232 comuni italiani tra 2.000 e 9.999 abitanti, corrispondenti a un quarto della popolazione e al 41 per cento dei Comuni. “Se mediamente si gioca di più nei medi e grandi centri, la quantità di anomalie nella fascia dei piccoli comuni è decisamente superiore – spiega il ricercatore Isscon Massimiliano Vigarani -. Se si prendono tutti i comuni, da quelli sopra i 2 mila abitanti fino ai 2,7 milioni di Roma, e si analizzano i primi 50 per dimensioni del giocato online pro capite (in età 18-74 anni), si scopre un dato singolare: 43 sono quelli con meno di 10 mila abitanti, 5 quelli tra 10 e 20 mila, 2 quelli superiori a 20 mila (Martina Franca con 47 mila abitanti e Formia con 37 mila)”.

Sud al top

Il motore del giocato on line è al Sud e nelle isole anche nei piccoli centri. Il volume della raccolta è superiore rispetto al Nord e al Centro Italia, come lo è anche la spesa pro capite, rispettivamente 8 miliardi e 2.340 euro a testa. Dati che non si discostano da quelli del totale dei comuni: 38 miliardi e mezzo e più di 2.600 euro.

In Calabria, Puglia (in provincia di Lecce) e Sicilia (province di Palermo e di Messina) i maggiori punti di densità delle crisi acute di azzardo, Regioni che insieme alla Campania hanno una media regionale di raccolta annua pro capite superiore a 2.500 euro. Fanno registrare almeno il doppio della media nazionale dieci comuni palermitani, nove di Messina e Lecce, otto di Cosenza, sette di Napoli, sei di Salerno e cinque di Vibo Valentia.

Meglio on line (per la malavita)

“Chi si volesse cimentare con le mappe delle regioni del Sud – afferma il rapporto - intrecciandole con quelle del Libro Nero, avrà la conferma che l’azzardo online registra i numeri più elevati nelle aree a maggiore concentrazione della malavita organizzata. In Italia una quota consistente dell’azzardo legale online è da far risalire, con evidenza, all’utilizzo di questo canale da parte delle mafie come modalità di riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Con prudenza ne stimiamo l’entità in 16-18 miliardi, il 20-22 per cento delle giocate complessive online”.

Un affare che ha la sua evidente convenienza: per ogni 100 euro giocati sul web ne tornano al giocatore mediamente 94, contro i circa 70-75 euro dei giochi fisici.

Non solo Sud

Ma non c’è solo il Sud. Se si guarda alla regioni del Nord, quella che spende meno nel gioco online è, nettamente, il Veneto. Treviso, Padova, Vicenza, Belluno e Rovigo occupano gli ultimi cinque posti nella classifica delle province italiane per dimensioni dell’azzardo sul web. Nonostante questo, sono nel Settentrione i comuni dove si è giocato di più on line nel 2023: Anguillara Veneta (Padova), 4.161 abitanti, è passata da 1.231 euro pro capite del 2022 a 13.073 euro dell’anno scorso, per un totale di 40 milioni di euro (fonte Agenzia Dogane e Monopoli).

Calliano (Trento), 2.038 abitanti, è schizzata da 1.196 euro del 2022 a 12.749 euro del 2023, 12 volte la media provinciale. Moniga del Garda (Brescia) è al terzo posto con 11.402 euro, ma già nel 2022 la spesa per abitante ammontava a 6.783 euro. Nei primi 10 comuni della classifica ben 6 sono del Nord.

Comuni turistici

“Ma sono i comuni turistici quelli che ci hanno sorpreso di più – racconta Marzio Govoni, presidente di Isscon -. Sono tanti e si trovano tutti nella fascia altissima dell’azzardo: Capri, Anacapri, diversi comuni del Lago di Garda e di Como, delle zone costiere del Centro e del Sud. Anche in questo caso si tratta di località dove sembra di leggere un travaso di risorse dall’economia in nero del sistema turistico, che è molto vasta, al gioco d’azzardo. Un fenomeno inedito e poco noto, che chiediamo che diventi oggetto di attenzione da parte dei soggetti preposti al controllo”.

Cinque volte una finanziaria

La torta dell’azzardo in Italia, sia fisico che on line, è in continua crescita ogni anno: 150 miliardi nel 2023, pari a cinque volte l’ultima manovra finanziaria del governo Meloni e oltre il 7 per cento del Pil nazionale, 136 miliardi nel 2022, 111 miliardi nel 2021.

“È ormai chiaro a molti che in Italia è necessario sgonfiare l’azzardo online e che sono necessarie politiche nazionali e locali per il contenimento di quello fisico - afferma Michele Carrus, presidente Federconsumatori -. Nessuno chiede di vietare l’azzardo: oltre che impossibile sarebbe anche controproducente, e alimenterebbe il canale illegale. Chiediamo, invece, di contenerlo, esaminando la materia attraverso un bilancio sociale, che metta a fianco delle entrate per la collettività, sotto forma di tasse, anche le uscite, in termini di costi sanitari e sociali, gli effetti sui bilanci personali, sulla disgregazione delle famiglie”.

“Conoscere i dati, soprattutto quelli relativi ai comuni piccoli e di medie dimensioni, che pensiamo più lontani da infiltrazioni malavitose, più coesi socialmente, è importante per capire la reale portata del fenomeno – conclude Barbaresi -, e provare ad affrontarlo seriamente, anche dal punto di vista normativo, in termini di prevenzione, al di là nelle narrazioni strumentali e di comodo delle concessionarie, dei gestori, di certa politica”.

Leggi il report “Non così piccoli”

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