PHOTO
La Funzione pubblica della Cgil non ha trovato risposte sui punti principali in materia di sanità, per questo si rafforza la necessità di scendere in piazza il 24 giugno a Roma. A fare il punto con Collettiva è la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, dopo il tavolo di confronto tra il ministero della Salute e i sindacati.
“Rispetto a un ordine del giorno molto puntuale – esordisce -, ovvero Fondo sanitario nazionale, contratti pubblici e privati, Pnrr e rapporto tra ospedale e territorio, le aspettative della categoria erano comprendere se il governo confermava gli orientamenti emersi dagli annunci del ministro e dava risposte alla nostra agenda di mobilitazione”. In particolare, sul Fondo sanitario nazionale “chiediamo di invertire la tendenza al definanziamento e un potenziamento del Fondo su due titoli: le assunzioni, che significa anche stabilizzazioni, e il rinnovo del contratto che ad oggi non è finanziato. Su entrambi non c’è stata alcuna risposta”.
Entrando nel dettaglio, prosegue Sorrentino, sul tema dei contratti pubblici e privati “il ministro ha dato disponibilità a un ulteriore tavolo. Per noi restano aperti due temi: il primo, i salari sia pubblici che privati devono recuperare l’inflazione; l’altro, nel settore privato vogliamo l’equiparazione dei trattamenti e il contrasto al dumping contrattuale”.
C’è poi il nodo del Pnrr. Anche in questo senso la Fp “registra insieme alla Cgil l’assoluta mancanza di risposte, nello specifico su un punto preciso: conoscere lo stato di avanzamento dei progetti e il destino della riforma dell’assistenza territoriale. Riforma della medicina generale, case e ospedali di comunità, cronicità, ricerca e prevenzione: su tutto questo non sono stati forniti avanzamenti del cronoprogramma né tantomeno ipotesi di riprogrammazione”.
Molte dunque le ragioni per andare in piazza sabato. “Il tema prioritario che ci porta alla mobilitazione – spiega Sorrentino – è un investimento nella salute che dia una risposta in termini di prossimità e adeguatezza ai cittadini, di valorizzazione professionale per lavoratori pubblici e privati. E soprattutto – conclude – vogliamo garantire che la salute non diventi il più grande capitolo di spesa sociale sottoposto a privatizzazione nel nostro Paese”.