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Mentre mi recavo a Riace per incontrare Mimmo Lucano e organizzare l’assemblea generale del 12 novembre, percorrendo quel tratto di costa che da Guardavalle scende fino al paese dei Bronzi – e guardando il mare spinto verso riva da uno scirocco caldo e umido – mi venivano in mente le immagini del poliziotto che il giorno prima si era gettato in mare, in un tratto di costa più a nord, per aiutare un bambino in difficoltà dopo che la barca si era arenata sulle rive di Isola Capo Rizzuto.
Una scena frequente dalle nostre parti; una triste ricorrenza che si ripete da quasi 30 anni e che non accenna a diminuire. Favorita anche dalla posizione strategica che le coste calabresi hanno nel Mediterraneo, la porta principale per il passaggio dell’immigrazione temporanea e, per molti, la situazione ideale per quella stanziale.
Pasolini nei versi della sua “Profezia” del 1964 aveva anticipato il dramma delle migrazioni con una puntualità impressionante. Il vuoto, l’abbandono prodotto dallo spopolamento, dalla fuga continua, incessante, dei Calabresi emigrati in Argentina, in Australia, in Germania in cerca di fortuna, lavoro, studio e stabilità, ha reso, negli anni, questa terra fragile e votata ad un declino inesorabile.
Una terra senza giovani è destinata a diventare una terra senza futuro, senza prospettive, senza possibilità di sviluppo. Interi paesi che hanno perso la loro identità, la storia, dimenticati dalla modernità. L’esperienza di Mimmo Lucano ha dimostrato che un altro mondo è possibile. Il Villaggio Globale di Riace, luogo di rinascita, di integrazione e inclusione, di dialogo e scambio fra individui, il cui obiettivo è la ricerca di ideali comuni nel rispetto delle diversità, sognato e realizzato dall’ex sindaco in tutti questi anni, ne è la prova evidente.
Dal 1998 ad oggi, sono più di 6.000 le persone provenienti da oltre 20 paesi accolte da una piccola comunità che all’inizio di questa esperienza era diventata un paese fantasma, isolato ed escluso da ogni processo sociale ed economico. In un mondo sempre più dinamico e globalizzato, le migrazioni rappresentano un fenomeno in crescita, la vera sfida che interesserà le future generazioni e governi. Uno dei primi aspetti da affrontare è certamente quello della gestione della convivenza fra migranti e residenti. Le baraccopoli di San Ferdinando, centro situato a qualche centinaio di chilometri di distanza da Riace, e di Borgo Mezzanone in Puglia, sono la negazione più evidente dei diritti umani nei processi di integrazione e accoglienza. Situazioni, queste, definite ai limiti della schiavitù.
Non esistono alternative all’accoglienza e all’integrazione intelligente che possano dare vita ad uno sviluppo socio-economico sostenibile. Sotto questi aspetti, il ruolo e il coinvolgimento della scuola e dei servizi educativi nei processi interculturali di autonomia e integrazione è determinante. La scuola, infatti, svolge una mediazione determinante fra famiglia e società, in modo particolare nei primi anni di permanenza.
È paradossale pensare, da questo punto di vista, che una delle condanne che interessano Lucano per abuso d’ufficio riguarda la scuola e cioè la permanenza degli alunni stranieri nelle classi oltre il limite temporale previsto dalle linee guida dei progetti Sprar (il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati). Un corto circuito tra azioni concrete di accoglienza e ostacoli prefettizi e burocratici.
La presenza sempre maggiore di alunni stranieri nella nostra regione (si è passati dai 377 censiti nell’a.s. 1998/1999 ai 12.173 rilevati nel 2019/2020) dimostra quanto importante sia investire sulla scuola, sulla formazione degli insegnanti, sugli educatori e il personale amministrativo, per eliminare gli ostacoli derivanti dalle difficoltà oggettive di gestione che la presenza di alunni stranieri in termini, soprattutto, di problemi linguistici e comunicativi, dà.
Ecco perché riteniamo fondamentale il coinvolgimento di tutti i soggetti preposti. L’assenza di confronto e dialogo istituzionale non ha certamente aiutato i processi di integrazione e consolidamento, soprattutto per quella fascia di popolazione studentesca che rappresenta circa i 2/3 degli alunni presenti nella scuola dell’infanzia e primaria nati in Italia e ai quali va data la possibilità di costruire un futuro nel nostra regione.
Le prime dichiarazioni fatte dal nuovo direttore dell’Ufficio scolastico regionale vanno nella direzione da noi auspicata. È vero, solo la scuola può riscattare la Calabria e lo può fare soltanto in un’ottica di collaborazione sinergica fra ruoli e competenze dei diversi soggetti, Regione Calabria in primis, soprattutto in previsione delle opportunità di rilancio e investimento offerte dal Pnrr.
Abbiamo assistito ad una assenza di attenzione desolante verso il mondo della scuola; un’assenza amplificata ancora di più dalla pandemia e dagli effetti che ha causato sui più deboli e i più bisognosi. Criticità che non hanno ad oggi trovato una soluzione in termini di interventi strutturali e in linea con le esigenze di un’intera regione che da anni tira a campare fra logiche clientelari e nuovi problemi.
Mimmo Denaro è segretario generale della Flc Cgil Calabria