“Sul caso della professoressa Dell’Aria si sta consumando una sciagura istituzionale senza precedenti, che mina la libertà di insegnamento nella scuola italiana e la credibilità del governo”. Lo dice il segretario generale della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, commentando la vicenda non ancora risolta dell'insegnante palermitana Rosa Maria Dell'Aria, sospesa per non avere vigilato su una presentazione PowerPoint dei propri studenti che accostava le leggi razziali del ventennio fascista al decreto sicurezza.
“È grave – aggiunge – che a settimane di distanza dalle rassicurazioni fornite dal vicepremier Salvini e dal ministro della Pubblica istruzione Bussetti il provvedimento disciplinare nei confronti dell’insegnante non sia stato né revocato né dichiarato illegittimo. Motivo per cui i legali della docente stanno procedendo alla presentazione del ricorso presso la sezione lavoro del Tribunale di Palermo”.
“Dopo l’ammissione di colpa sull’inopportunità della sanzione disciplinare – prosegue Sinopoli – ci saremmo aspettati un’attenzione e una coerenza maggiori da parte di chi guida la scuola e il Paese. Non solo chiarimenti pro forma e belle parole, ma atti concreti. Invitiamo il Miur e il governo a fare la propria parte con i fatti per rendere giustizia alla professoressa Dell’Aria e ribadire il valore della libertà d’insegnamento”.
“Sulla libertà d’insegnamento – conclude il segretario generale della Flc – è necessario riaprire una discussione nelle scuole già da settembre: su questo versante, infatti, l’autonomia differenziata rappresenta un ulteriore pericolo, poiché rischia di subordinare la scuola direttamente alla politica regionale”.
I legali della professoressa Dell'Aria hanno depositato il ricorso per l'ottenimento della dichiarazione di illegittimità della sanzione disciplinare adottata, presso la sezione Lavoro del Tribunale di Palermo, contro il ministero dell'Istruzione e l'Ufficio scolastico regionale. L'insegnante, rientrata regolarmente in classe al termine della sanzione, il 23 maggio aveva incontrato i ministri dell'Istruzione e dell'Interno, Marco Bussetti e Matteo Salvini, per trovare una via d'uscita al caso. Un incontro tra i legali e i tecnici del ministero si era svolto anche il 30 maggio, con l'individuazione di una soluzione al problema: un documento da firmare presso l'Ufficio provinciale del lavoro che avrebbe dovuto dichiarare illegittima la sospensione dal servizio e annullare tutte le conseguenze giuridiche del provvedimento contestato.