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Se il buongiorno si vede dal mattino c’è poco da stare allegri. Come da prassi il Guardasigilli, come ciascun ministro, ha illustrato in Parlamento il proprio programma e tra l’attacco alle intercettazioni, la separazione delle carriere dei magistrati, l’ipotizzata fine dell’obbligatorietà dell’azione penale la preoccupazione di chi ha il compito di fare indagini è elevata..
"La riforma della giustizia proposta dal ministro Nordio rischia di indebolire l'azione dello Stato, delle forze di polizia e della magistratura nella lotta alla criminalità organizzata. Soprattutto per quel che riguarda le intercettazioni". Lo afferma, in una nota, Pietro Colapietro, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil.
"Non si può buttare il bambino assieme all'acqua sporca - dice Colapietro -, se c'è un problema di riservatezza delle intercettazioni si intervenga su quello. Tra l'altro da 2 anni è in vigore la riforma Orlando, ci chiediamo se stia davvero funzionando. Le intercettazioni telefoniche e ambientali rappresentano un fondamentale strumento nella lotta alle mafie e alla criminalità organizzata. Si parli con chi fa polizia giudiziaria, con chi lavora nelle squadre mobili, con chi è impegnato in prima linea rischiando quotidianamente la vita".
"Anche sull'eventuale abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale occorre meditare - continua Colapietro - perché il pubblico ministero rischia di essere soggetto all'esecutivo e perché le priorità dell'azione penale sarebbero decise dalla politica".
"Infine, ma non meno importante - chiude il segretario generale del Silp Cgil -, bisogna riflettere bene sulla eventualità di introdurre nel nostro ordinamento la non punibilità del corruttore che confessa. Esiste già una attenuante speciale nel Codice Penale e soprattutto la totale impunibilità oggi in Italia non viene garantita neppure ai pentiti di mafia"