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Fabbriche, cantieri, officine, campi, cave devono tornare a essere luoghi dai quali si torna a casa, nei quali non ci si infortuna e non ci si ammala. Lo devono esser ancora di più quando ospitano ragazzi e ragazze per Pcto, stage, e tirocini. Le ultime settimane hanno, purtroppo, confermato le statistiche: nel nostro Paese si contano tre morti sul lavoro al giorno, tra questi, negli ultimi giorni, due ragazzi in percorsi di formazione. Nei mesi scorsi il governo si era impegnato a mettere in campo interventi per arginare e fermare la strage. Cosa è stato fatto? I sindacati hanno deciso di dare il via a una settimana di iniziative nei luoghi di lavoro per chiedere, appunto, di fermarla, la strage. Ne parliamo con Rossana Dettori, segretaria confederale della Cgil
Non c'è più tempo. Questa l’affermazione che apre la convocazione della settimana di iniziative di Cgil, Cisl e Uil. In realtà il tempo è scaduto perché la conta dei morti sul lavoro non si è mai fermata, Ma che cosa ha fatto il governo negli ultimi sei mesi per la sicurezza nei luoghi di lavoro?
La verità è che la sicurezza nei luoghi di lavoro non è affatto diventata una priorità. Da tempo il governo si è impegnato a varare norme e provvedimenti per la sicurezza. A parte alcune riunioni di tipo tecnico convocate dal ministero del Lavoro, non abbiamo visto altro. Nemmeno le tanto promesse assunzioni di ispettori. Sono state solo in parte fatte per l’Inl (Ispettorato nazionale del lavoro, ndr), e per quanto riguarda gli Spresal non sono nemmeno state previste. E senza ispettori controlli e verifiche non si fanno.
Tra le richieste di Cgil, Cisl e Uil c’è la questione della formazione...
Quello della formazione, come sanno tutti, è uno degli strumenti fondamentali per intervenire seriamente per prevenire gli infortuni sul lavoro. Lo ribadisco per l'ennesima volta, nessuno deve accedere al proprio luogo di lavoro, quando viene assunto, senza aver prima fatto la formazione, non solo teorica. La formazione sulla sicurezza deve essere obbligatoria e continua.
Questo vale tanto più per i ragazzi e le ragazze che dalla scuola vanno a fare l'alternanza nei luoghi di lavoro, o entrano nei luoghi di lavoro attraverso stage o tirocini. Dov'è la garanzia che prima di cominciare vengano formati anche sulla sicurezza, e non solo sulle procedure del lavoro?
La formazione sulla sicurezza deve essere fatta prima del loro ingresso, a qualsiasi titolo, nei luoghi di lavoro. Aggiungo che secondo noi vanno riviste le diverse forme di ingresso al lavoro dei giovani, dall’alternanza agli stage. Non è accettabile che la presenza di studenti e studentesse venga considerata al pari di lavoro subordinato vero e proprio. O, peggio, che quello che dovrebbe essere un periodo di formazione inserita nel curriculum scolastico diventi una forma surrettizia di lavoro non legale e non pagato. Anche in questo caso c’è bisogno di maggiori controlli sia da parte delle scuole che degli organismi preposti. Se è inaccettabile che un lavoratore esca la mattina e la sera non torni a casa, è ancora più inaccettabile che un ragazzino di 16 anni abbia la stessa sorte. E non solo vanno formati loro alla sicurezza, vanno formati anche i lavoratori rispetto alla presenza di questi ragazzi che devono affiancare. La legge prevede che devono essere seguiti da un tutor della scuola e da uno del luogo di lavoro. Ebbene, bisogna rispettare la norma e controllare che questo avvenga. Infine, la formazione professionale è di competenza regionale, occorre che il ministero provveda a emanare linee guida per tutto il territorio nazionale e che le Regioni svolgano il proprio ruolo di controllo. Su salute e sicurezza non ci possono essere divari fra una Regione e l'altra. Tutti hanno diritto, nessuno escluso, ad avere le stesse garanzie.
Lunedì prossimo parte una campagna di mobilitazione indetta da Cgil, Cisl e Uil per promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro. Si terranno assemblee nei luoghi di lavoro e anche, in alcuni casi, con gli studenti. La cultura della sicurezza si costruisce solo nei luoghi di lavoro?
Si dovrebbe costruire a partire dalla scuola. Perché un ragazzo formato che tra le proprie materie curriculari ha il tema della salute e sicurezza, è un ragazzo che avrà un approccio al mondo del lavoro diverso, più consapevole. E poi ovviamente vanno formati i lavoratori. Cambia l’organizzazione del lavoro, cambiano materiali e procedure, quindi la formazione sulla sicurezza deve accompagnare questi processi. Il tema della sicurezza del lavoro come materia curricolare l’avevamo posto alla allora ministra Catalfo, che aveva cominciato a lavorare il tal proposito. Il cambio di governo ha fermato quel percorso.
Cos’altro chiedete al governo?
Che vigili affinché la ricerca spasmodica del profitto non sacrifichi la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici. Lo dico non a caso. Pensiamo a cosa sta succedendo nei cantieri. Altra questione assolutamente rilevante che riguarda direttamente il ministero del Lavoro: deve definire gli standard per gli enti che fanno formazione sulla sicurezza, e predisporre un registro di quelli che rispettando gli standard, e che dunque sono autorizzati a farla. Non si può pensare che anche questa diventi un’occasione di guadagno.
Infine, fin qui abbiamo parlato delle inadempienze del governo, ma le imprese hanno fatto e fanno tutto quello che devono per garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro?
Alcune lo fanno, molte no. Se pensiamo soprattutto alle piccole e medie imprese, o a tutto il mondo degli appalti, edilizia a non solo, ebbene se c'è una cosa su cui questi soggetti risparmiano è proprio la salute e sicurezza. Risparmiano sia sul fronte dei dispositivi che devono essere obbligatoriamente forniti ai lavoratori, sia, appunto, sulla formazione. Aggiungo che da tempo abbiamo proposto che si preveda una formazione anche per i datori di lavoro, soprattutto nelle piccole e medie imprese. Infine, è necessario che in tutti i luoghi di lavoro, anche e soprattutto quelli con meno di 15 addetti, siano eletti i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e sia garantita loro, attraverso permessi e non solo, l’agibilità sindacale e di prevenzione e tutela dei colleghi. Da lunedì nelle assemblee e nelle iniziative organizzate unitariamente, con ragazzi e ragazze parleremo di tutto questo, chiederemo alle Rsu e alle Rsa di spiegare ai colleghi come fare a rivendicare formazione e tutela della propria salute.