Puntata n. 18/2024 – Il caporalato è un atto di terrorismo contro il lavoro. E come tutti gli atti di terrorismo è vile e disumano
Siamo tutti Satnam Singh
Il caporalato è un atto di terrorismo contro il lavoro. E come tutti gli atti di terrorismo è vile e disumano. Il caporalato è sfruttamento. Lo incroci percorrendo le statali dell’Agro Pontino dove Satnam Singh ha fatto quell’ultimo viaggio atroce. Il braccio appena strappato via da un macchinario, il sangue che non si fermava, le fratture, le cassette della frutta che gli cadevano addosso a ogni curva fatta di fretta da un padrone che aveva solo una preoccupazione: insabbiare tutto. Aveva minacciato gli altri perché non parlassero, correva ad abbandonare il corpo ancora vivo di Satnam sulla strada e a sbarazzarsi del braccio. Se avesse chiamato un’ambulanza Satnam si sarebbe salvato. Il caporalato è ovunque ci sia un sistema che sfrutta e uccide. Nella logistica, negli appalti al massimo ribasso, tra i nuovi schiavi dell’algoritmo. Per questo la Cgil dà appuntamento a tutti domani mattina in piazza della Libertà a Latina. Un luogo simbolo da dove ripartire. Per quelli che non si arrendono a questa brutalità. Per provare a restare umani.
Profondo nero
L'inchiesta di Fanpage scopre l'acqua calda: una gioventù meloniana molto attaccata alle tradizioni. Il sassolino del direttore di Collettiva Stefano Milani
Camerati che sbagliano, ma neanche poi tanto. Il ministro Piantedosi liquida e minimizza le goliardate di Gioventù nazionale, come se i Sieg Heil e i saluti gladiatori fossero l’Haka danzante degli All Blacks. Una volta però beccati da Fanpage con la mano tesa nella marmellata, da piccoli gerarchi in erba si sono trasformati d’un colpo in mansueti agnellini. Antisemita io? Ho tanti di quei amici ebrei che neanche immagini. Ma che ti vuoi aspettare dalla generazione Fascia se come modello hanno la generazione Nostalgica il cui vate indiscusso è nientepopodimeno che il presidente del Senato orgoglioso del suo busto del Duce in salotto. Piccoli Donzelli d’Italia crescono all’ombra di una destra bipolare: a volte in camicia nera, a volte col colletto bianco. Nonostante il rimbrotto della premier, la domanda sorge spontanea: meglio un giorno da Meloni o cento da Gasparri?
“Noi siamo razzisti, c’è qualche problema?”
Roma, Torpignattara, in una tranquilla domenica di fine giugno intorno a un gruppo di bambini di origini indiane che giocano a pallone in un parco si scatena l’inferno del razzismo. Una caccia all’uomo che lascia sul terreno un indiano con 25 giorni di prognosi per una ferita al collo fatta con un coccio di bottiglia e altri due stranieri malmenati. La violenza scatenata da una quindicina di giovani e meno giovani italiani al grido di “Tornatevene a casa vostra”. In quegli stessi minuti decine di migliaia di persone a Parigi in Place de la Republique gridavano “Il fascismo è una cancrena”. Ecco. Non lasciamo che si diffonda.
Licenziate in 5 minuti
Accade a Nichelino, due passi da Torino, nella sede dell’azienda farmaceutica Procemsa. Accade a due lavoratrici con contratto a tempo indeterminato. Dipendenti di lungo corso. Il motivo? La loro posizione non esiste più. È stata soppressa. Il racconto delle vittime è agghiacciante, ci ha ricordato quel film con George Clooney che fa il tagliatore di teste professionista, Up in the air. “Adesso - ricorda una delle due donne colpite dal provvedimento riportando le parole che le sono state dette - le chiediamo di andare su nel suo ufficio con calma, chiudere il computer e riportarcelo”. 5 minuti per cancellare 30 anni di lavoro e lealtà. Una mail di convocazione da parte dell’ufficio del personale, senza nessun presagio, e poi il licenziamento in poche scarne parole. Per dire no a tutto questo la Cgil continua a raccogliere firme per i referendum, per un lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro.
ASCOLTA QUI TUTTE LE PUNTATE