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“Pericolo scampato. E’ confermato l’impegno del governo a garantire le competizioni e gli sport di contatto organizzate dagli organismi sportivi riconosciuti dal Coni e dal Cip, il Comitato Italiano Paralimpico”. E’ questo il commento del presidente della Uisp Vincenzo Manco, che nei giorni scorsi aveva inviato un appello al governo per evitare il blocco delle attività sportive dillentantesche. Nell’appello di cui abbiamo parlato ieri su Collettiva , la Uisp si augurava “che oltre alla possibilità di svolgere attività motoria sportiva e di allenamento vengano garantiti gli eventi e le competizioni sportive riconosciuti di interesse nazionale e regionale dagli Enti di Promozione Sportiva”. Se così non fosse “ci troveremmo di fronte ad una non giustificabile disparità tra organismi sportivi riconosciuti dal Coni. Una condizione onestamente che non sarebbe sopportabile”.
Secondo il presidente Manco, sarebbe stato cioè "un grande errore mettere sullo stesso piano le attività di allenamento e agonistiche degli sport dilettanteschi con le attività puramente ludiche e amatoriali di chi vive lo sport nel suo tempo libero”. In parole povere, un conto è la partitella di calcetto tra scapoli e ammogliati o la gita in bici fuori porta la domenica, altra cosa le attività organizzate, continuative e protette di tutti i settori dello sport non professionista. E il governo, con il ministro della Salute Roberto Speranza, pare abbia recepito questo appello. Nelle nuove regole di contenimento la distinzione tra sport dilettante e attività amatoriale è netta.
Per Fabio Scurpa, responsabile sport e spettacoli della Slc Cgil, che si era dichiarata favorevole, “a tenere aperte tutte quelle attività che sono state poste in sicurezza dal punto di vista della salute e della lotta al contagio”, la decisione del governo va nella giusta direzione, anche perché si è tenuto contro delle diverse caratteristiche dei singoli sport, ma soprattutto della differenza tra le strutture sportive che applicano i protocolli di sicurezza e quelle che invece non lo fanno. Per Scurpa rimangono però tutte aperte le questioni relative alle condizioni di lavoro. Gli addetti al settore che raggiungono cifre ragguardevoli - tra i 200 e i 300 mila lavoratori – sono ancora quasi tutti inquadrati come collaboratori senza i diritti dei dipendenti a contratto. Una questione che dovrà essere affrontata all’interno della discussione sul Testo unico sullo Sport annunciato per novembre dal ministro Spatafora.
Ma se c’è il via libera a tutte le manifestazioni e attività sportive organizzate da enti e federazioni, nel dcpm dovrebbe invece essere confermato il blocco delle attività amatoriali che comportano sport di contatto. Al primo posto il divieto delle partite amatoriali di calcetto. Rimangono invece aperte le palestre, si potrà giocare a basket e calcio. Contro la decisione di bloccare le attività amatoriali di prossimità scatta però la protesta delle associazioni dei consumatori. Per il Codacons, il divieto di pratica degli sport amatoriali da contatto interessa in totale circa 19 milioni di italiani, per un controvalore nel nostro paese attorno a 2,5 miliardi di euro. E i provvedimenti adottati ora dal governo aprono un nuovo fronte: quello dei rimborsi in favore di chi ha sostenuto spese per attività vietate. "E' evidente che chi ha sostenuto spese per abbonamenti, corsi, lezioni, ecc. relative ad attività che ora non potranno più essere praticate, ha diritto al rimborso di quanto pagato, in proporzione al periodo in cui resteranno in vigore i divieti varati dal governo”, spiega il presidente Carlo Rienzi. In tal senso il Codacons si mette a disposizione dei consumatori e fornirà assistenza e modulistica per le dovute richieste di indennizzo.