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Sempre più poveri nelle Marche. Una situazione allarmante. “L’aumento è il più elevato rispetto a tutto il Paese – spiega Loredana Longhin, segretaria regionale Cgil Marche –. Occorre subito attivare politiche di contrasto, la Regione deve promuovere interventi finalizzati al recupero del potere di acquisto”.
Incalza Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche: “Nella legge di bilancio, il Governo non stanzia risorse per la povertà e anche la Regione, cinicamente, se ne lava le mani risparmiando su povertà, fragilità e disagio certificando così quanto siano diseguali le Marche. Si tratta infatti di una povertà che colpisce le famiglie più numerose, in affitto, migranti”.
I dati
Sulla base dei dati Istat, elaborati dall’Ires Cgil Marche, nel 2023, nelle Marche le famiglie in condizioni di povertà relativa sono pari all’11% delle famiglie, un valore superiore a quello registrato nel Centro (6,5%) e nel Paese (10,6%) attestandosi come dato più alto osservato dal 2014. Inoltre, rispetto all’anno precedente, fra tutte le regioni, le Marche registrano l’aumento più elevato dell’indicatore (+3,1 punti percentuale).
Contestualmente, l’incidenza della povertà relativa individuale si attesta al 17,5% e subisce un incremento di ben 5,1 punti percentuale rispetto al 2022 (12,4%), configurandosi anche in questo caso come l’aumento più elevato tra le regioni. La soglia di povertà relativa viene fissata sulla base della spesa media per consumo. Pertanto, l’aumento significativo avvenuto nelle Marche nel periodo post-pandemico potrebbe essere associato a una ripresa spinta in particolare dall’aumento dei consumi delle classi di reddito medio-alte, la quale ha portato ad un incremento significativo della disuguaglianza.
L’analisi
Questi dati sono supportati dall’andamento del mercato del lavoro che dalle elaborazioni Ires Cgil risulta, nel primo semestre 2024, risulta essere precario. La regione è la prima in Italia per il numero di contratti intermittenti, e contestualmente nelle nuove assunzioni vi è una diminuzione dei contratti a tempo indeterminato.
Le Marche sono anche ai primi posti della classifica nazionale per il lavoro povero perché le retribuzioni dei marchigiani sono più basse rispetto al resto del Paese e ciò vale sia per le donne che per gli under 30. Nelle Marche aumenta anche la popolazione che vive in famiglie a bassa intensità di lavoro ossia con componenti (15-64 anni) che nell’anno hanno lavorato meno di un quinto del tempo teoricamente disponibile per attività lavorative.
“Per risolvere questa situazione è quanto mai urgente ripristinare il reddito di cittadinanza e mettere in campo una politica seria di coesione sociale e territoriale – sottolinea Longhin – .Non basta celebrare la giornata della povertà, è necessario un forte investimento nel sociale per rispondere ai molteplici bisogni delle persone in condizioni di difficoltà e disagio, per garantire loro una vera presa in carico con servizi pubblici e sostegni, con azioni volte a rimuovere le cause che generano povertà, emarginazione, diseguaglianze”.