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Sono la faccia nascosta dell’inflazione. Sei milioni di persone che in Italia vivono in una condizione di povertà alimentare, il 12 per cento dei residenti con almeno 16 anni (dati 2021). La denuncia arriva dal rapporto di ActionAid “Frammenti da ricomporre”, che fotografa la deprivazione materiale o sociale, misurata in due modi: l’impossibilità di fare un pasto completo con carne, pollo, pesce o equivalente vegetariano almeno una volta ogni due giorni; l’impossibilità di uscire con amici o parenti per mangiare o bere qualcosa almeno una volta al mese.
La ricerca rileva che la povertà alimentare è più diffusa tra i disoccupati (28,3 per cento), gli stranieri (23 per cento), chi è inabili al lavoro e chi vive in affitto (22 per cento), coloro che hanno un’istruzione uguale o inferiore alla licenza media (17,4 per cento).
Se si guarda alla composizione del nucleo, a registrare i tassi più elevati sono le famiglie monogenitoriali e quelle con 5 o più membri. Il fenomeno riguarda 3,1 milioni di persone al Sud e nelle Isole, mentre l’incidenza più bassa si registra nel Nord-Est.
Un altro dato significativo, sebbene sia parziale per via dello stigma che impedisce alle famiglie di esporsi per chiedere un sostegno, è il numero di chi usufruisce del Fondo di aiuti europei agli indigenti sotto forma di generi di prima necessità: da 2,1 milioni del 2019 a quasi 3 milioni nel 2021, con un lieve calo nel 2022, con oltre 2,8 milioni. Sicilia, Lombardia e Campania hanno registrato gli incrementi più significativi.
“Negli ultimi anni, complice la pandemia, è cresciuto il volume di risorse pubbliche destinato a sostenere i consumi alimentari delle famiglie in difficoltà – spiegano da ActionAid -, sia attraverso l’erogazione diretta di beni di prima necessità sia con strumenti una tantum come i buoni spesa o la più recente Carta Solidale. Ma il sistema di intervento è ancora troppo frammentato e privo di una visione strategica”.
Peraltro quest’anno il governo ha assunto provvedimenti che peggiorano la situazione, depotenziando o lasciando decadere i quattro decreti aiuti che, nel 2022, avevano previsto un'indennità una tantum complessiva di 350 euro per lavoratori e pensionati; il bonus sociale energia per le famiglie in difficoltà; il rifinanziamento del fondo affitti; l'azzeramento degli oneri di sistema per le famiglie sui beni energetici e la riduzione dell'Iva; il taglio delle accise sui carburanti.
“In periodi di recessione, che causano l’aumento della povertà e riducono fortemente il potere d’acquisto delle famiglie, misure di protezione sociale e in particolare quelle di sostegno al reddito sono fondamentali per evitare che la povertà alimentare cresca - dichiara Roberto Sensi, responsabile del programma povertà alimentare di ActionAid -. Ma l’intervento di risposta che vuole soddisfare un bisogno immediato dovrebbe essere solo il primo passo di un percorso capace di offrire risposte alle varie dimensioni dell’esperienza alimentare, in primis quella sociale. Dobbiamo cambiare visione e adottare una politica di contrasto nazionale, rafforzare le misure di sostengo al reddito e innovare gli interventi, guardando anche alle dimensioni sociali e psicologiche del fenomeno”.