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“Ma che senso ha, giuridico e prima ancora sociale, impedire a un cittadino nato in Bangladesh ma che vive in una nostra città da 25 anni, che qui lavora, paga le tasse, qui ha fatto nascere e crescere i suoi figli, di partecipare alla vita democratica della sua comunità, impedendogli il diritto di scegliere assieme ad altri i propri rappresentanti istituzionali?”. Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, commenta così la sperimentazione fatta dalle Camere del Lavoro di Bari e Lecce, assieme ad associazioni e comunità straniere, di aprire dei seggi speciali in occasione delle elezioni comunali che si sono svolte nelle due città domenica 26 maggio. “È stato un grande successo di partecipazione – prosegue Gesmundo – considerato che si trattava di un voto simbolico. Migliaia di cittadini, di varie nazionalità di origine, si sono recati presso i seggi ad esprimere la loro preferenza. Talmente in linea e integrata nel sentire comune che dallo spoglio è emerso come la maggioranza si sia espressa in linea con il voto dei baresi e dei leccesi”.
La Cgil conduce da anni la campagna "L’Italia sono anch’io" per una riforma del diritto di cittadinanza, “che riconosca tra gli altri anche quello al voto. Si parla tanto di integrazione, ma una persona che vive da così tanti anni in una nostra città si sente barese o leccese, così viene riconosciuto. È la legge che non vuole adeguarsi alla mutata realtà sociale. Il voto è un diritto, è strumento di partecipazione e democrazia. La legge alimenta invece una divisione, fa sentire questi cittadini ospiti tollerati e nemmeno tanto, in una fase in cui c’è chi specula strumentalmente ed elettoralmente sul disagio sociale alimentando xenofobia e razzismo. Quando il senso di appartenenza e la voglia di partecipazione mostrato da questi cittadini è invece esemplare”.
Le scelte dei sindaci in termini di politiche sociali, di mobilità, in qualunque campo, “ricadranno anche su di loro, che però sono cittadini a metà: tutti i doveri ma non tutti i diritti. E come non pensare al clima di antipolitica, alla disaffezione a questi strumenti di democrazia, come non guardare con preoccupazione alle percentuali di astensione, quando ci sono questi uomini e queste donne che in migliaia decidono di votare anche se solo simbolicamente? Non sono fantasmi – conclude Gesmundo - li incontriamo ogni giorno nei luoghi di lavoro, nelle scuole, con loro condividiamo destini e decisioni delle istituzioni politiche. E tocca al legislatore ovviare a quello che è un vero e proprio vulnus democratico”.