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Continua la mobilitazione del mondo della scuola per contestare merito e metodo delle Nuove indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo dopo la consultazione farsa avviata - e conclusa - da Valditara. Due le iniziative messe in campo: una lettera al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e un’altra agli editori, di cui poco si parla ma che hanno un peso determinante circa i saperi su cui si lavora in classe.
A scriverle un nutrito gruppo di soggetti associativi. Insieme alla Flc Cgil, ci sono Mce, Proteo Fare Sapere, Cidi, Legambiente, Cgd, Nidi Infanzia,Unione degli Studenti, Rete degli studenti medi, Cemea, Centro studi Clotilde e Maurizio Pontecorvo, Circolo Gianni Bosio, Clio 92, Il Baobab, l'Albero della Ricerca, Crespi, Rete educare alle differenze, ActionAid e Sididast.
Rivolgendosi al presidente della Repubblica le associazioni esprimono “preoccupazione” per le Indicazioni che vengono definite un ''arretramento un netto arretramento sul piano pedagogico e culturale". E poiché rappresentano “uno dei documenti fondanti della scuola italiana”, “riteniamo imprescindibile che esse nascano da un ampio confronto con la comunità scolastica, affinché riflettano davvero la pluralità di visioni, esperienze e sensibilità presenti nel nostro Paese", come era accaduto per le precedenti Indicazioni che “grazie al loro ancoraggio al paradigma della 'complessità'”, “sono tuttora adeguate ad affrontare le sfide educative poste da una società multiculturale, multireligiosa e globalmente interconnessa. Esse promuovono una scuola capace di formare un pensiero riflessivo, critico, attento alle differenze e in grado di cogliere interdipendenze tra fenomeni apparentemente distanti".
E ancora: “Riteniamo che l'abbandono del paradigma della complessità a favore di una visione semplificata e fortemente etnocentrica e identitaria non risponda ai bisogni formativi del nostro tempo. Colpisce l'affermazione secondo cui 'solo l'Occidente conosce la storia', che riduce e marginalizza le altre culture, le loro conoscenze e i loro contributi alla storia. Un simile approccio, oltre a essere anacronistico, appare pericolosamente divisivo in una scuola che oggi è abitata da studenti con storie, origini e identità differenti".
In aggiunta le associazioni criticano “un'impostazione fortemente prescrittiva. Il testo propone contenuti dettagliati e metodologie didattiche vincolanti, segnando un ritorno alla 'scuola del programma' e minando in profondità la libertà di insegnamento garantita dall'articolo 33 della Costituzione, nonché le prerogative dell'autonomia scolastica”.
Di qui l’appello a Mattarella: "Ecco perché ci rivolgiamo a Lei, Signor Presidente. In quanto garante della Costituzione e della coesione della Repubblica, Le chiediamo di vigilare affinché il processo di revisione delle Indicazioni nazionali non si traduca in un'imposizione calata dall'alto, ma torni a essere un'occasione di confronto serio, ampio, inclusivo”.
Agli editori: no a revisioni frettolose dei testi
Stesse preoccupazioni nella lettera inviata agli editori, in cui le associazioni esprimono “forti riserve” “sulle potenziali implicazioni dell’annunciata revisione dei libri di testo al fine di adeguarsi alle Indicazioni 2025”. L’allarme è in particolare per il “rischio di revisioni superficiali: temiamo che una revisione affrettata, motivata da ragioni contingenti e ideologiche, rischi di introdurre modifiche decisamente peggiorative rispetto al quadro attuale”, mentre “in questo momento l’attenzione principale del sistema educativo e editoriale dovrebbe essere orientata al consolidamento e alla piena attuazione delle Indicazioni nazionali del 2012 e dei Nuovi scenari del 2018”.
Di qui l’invito “a considerare attentamente le potenziali implicazioni negative di una revisione affrettata e non condivisa da tutto il mondo della scuola e della conoscenza e a far sentire anche la vostra voce nel dibattito pubblico sulla revisione delle Indicazioni nazionali, sottolineando la necessità di un approccio ponderato a qualsiasi futura modifica dei libri di testo che tenga conto della libertà costituzionale di edizione”.