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Invece di aumentare le corse dei mezzi di trasporto scolastici per garantire la sicurezza e la salute delle studentesse e degli studenti, i Governatori delle Regioni hanno pensato la soluzione peggiore possibile: avviare la didattica a distanza e lasciare ragazze e ragazzi a casa. Duro il giudizio di Tobia Sartori, segretario generale della Flc Cgil della Lombardia sulla questione di cui più si dibatte in questi giorni.
"Invece di raddoppiare i mezzi di trasporto, si propone di chiudere le scuole superiori, non considerando che il trasporto pubblico deve essere al servizio della scuola e non il contrario: non è la scuola a doversi adattare ai trasporti", attacca il sindacalista.
Per Sartori "i contagi non avvengono a scuola, ma sui pullman pieni oltre l’inverosimile, altro che 80% della capienza! Già prima dell’emergenza sanitaria il servizio di trasporto pubblico evidenziava una deficienza nel numero dei mezzi e delle corse. La carenza dei mezzi di trasporto era già presente prima del Covid-19".
Per il dirigente della Flc "la scuola è parte di un sistema ampio, dove tutto è interdipendente. La criticità dei trasporti era già stata riportata ai tavoli regionali per la ripartenza del nuovo anno scolastico. Era già stato evidenziato come il nodo fondamentale per assicurare la presenza di tutti gli alunni e studenti fosse il trasporto, in particolare per la scuola secondaria".
Cosa fare? La soluzione esiste: "Il nuovo blocco delle gite scolastiche, previsto con il nuovo Dpcm, e il blocco del turismo con i viaggi in pullman, ha messo in grave crisi le ditte private del trasporto e i lavoratori dipendenti. Ci sono flotte di pullman ferme a disposizione. Si potrebbe aumentare il numero dei vettori e moltiplicare le corse con un sistema integrato pubblico-privato per affrontare l’emergenza. Regione Lombardia, che come tutte le regioni è competente in materia di trasporto pubblico, ci pensi e agisca. Serve stanziare risorse per consentire alle studentesse e agli studenti di poter essere a scuola in presenza e viaggiare in sicurezza".
Perché solo la scuola in presenza può garantire a tutti il pieno diritto allo studio. La didattica a distanza è uno strumento straordinario per affrontare le emergenze, ma la scuola è altro: relazioni, solidarietà, corpo a corpo, sguardi, confronto. La scuola non può che essere in presenza", conclude Sartori.