Puntata n.20/2024 – Questa mattina la Cgil consegnerà in Cassazione le firme raccolte per i quattro quesiti referendari sul lavoro

Rompiamogli le scatole

Il trasloco emotivo è fissato per questa mattina in Cassazione. Sul piazzale decine di volontari scaricheranno migliaia di scatoloni pieni di fogli con le firme cui cittadine e cittadini hanno affidato la propria militanza e la propria richiesta di cambiamento. Tutelato, dignitoso, stabile, sicuro. E come altro dovrebbe mai essere il lavoro? La prima fase di questa lunga campagna referendaria finisce con l’ultimo atto di generosità delle donne e gli uomini del sindacato che sotto il sole impietoso che brucia la Capitale in questi giorni si rimboccheranno le maniche e svuoteranno le pance dei furgoni pieni di scatole. Continua la grande mobilitazione avviata dalla Cgil che vuole rimettere concretamente il lavoro al centro della nostra società, ma anche ricordare a tutti quale dovrebbe essere il ruolo del lavoro in Italia così come lo scrissero i Padri e le Madri costituenti in quell’articolo 1 della Costituzione troppo spesso dimenticata. Nel progetto di questa Repubblica il lavoro sarebbe la colonna portante. Sarà per questo che il Paese sembra sempre più pericolante? E allora, al governo – ci viene da dire – “rompiamogli le scatole” e tiriamo furoi quello che c’è dentro: centinaia di migliaia di firme raccolte contro un sistema di fare impresa che sempre più spesso sfrutta e uccide.

Se 4 milioni vi sembran poche

Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

Una firma tira l’altra e in un baleno siamo arrivati a quattro milioni. Che è un piccolo miracolo in tempi bui come questi, dove partecipazione e libertà sembrano tentennare come il volo di un moscone. E invece, banchetto dopo banchetto, spid dopo spid, la vituperata e novecentesca Cgil ha portato a casa la pagnotta. Il minimo sindacale, direbbe qualcuno, che rappresenta però un traguardo per nulla scontato. L’obiettivo era sì numerico, ma in realtà nascondeva un’insidia sociale. Il più grande sindacato italiano riesce ancora a intercettare il bisogno reale delle persone e a rimettere al centro il lavoro dignitoso, sicuro, tutelato, stabile? La montagna di schede consegnate al palazzaccio è già una sentenza di primo grado. L’appello sarà però durissimo: smuovere il pigro quorum ad andare a votare. A quel punto sì che libertà e partecipazione faranno festa sotto l’albero.

Senza tornare a casa

Questa settimana, durante le operazioni di spegnimento di un incendio divampato in una macchia di vegetazione nel Comune di Nova Siri, in provincia di Matera, due vigili del fuoco, Giuseppe Martino e Nicola Lasalata, entrambi di 45 anni, hanno perso la vita, mentre stavano salvando una famiglia la cui abitazione era assediata dalle fiamme. Quello che è successo, ha scritto in una nota la Funzione Pubblica Cgil della Basilicata, deve imporre alle istituzioni tutte una riflessione rispetto all'organizzazione del lavoro di chi offre un servizio indispensabile allo Stato e alle comunità, tra carenze di personale e turni massacranti. Nel paese delle emergenze anche i roghi estivi diventano emergenza. Eppure sono gli stessi da anni.

Braccia incrociate

Alla Amazon di Cividate, nel bergamasco, i lavoratori hanno scioperato contro l’azienda che non ha dato disponibilità a fornire uno spazio adeguato ai propri dipendenti per l’assemblea sindacale. “Per il chiaro tentativo di impedire il legittimo svolgimento di un’assemblea sindacale regolarmente convocata”, ha spiegato la Filt Cgil. “I manager della direzione operativa hanno minacciato i lavoratori ipotizzando lettere di richiamo e sanzioni disciplinari per chi avesse partecipato all’assemblea – la denuncia del sindacato –“. L’assemblea si è svolta lo stesso all’esterno alla vigilia dello sciopero di 24 ore. “Torniamo a chiedere – ha scritto la Filt – che si apra un confronto sulle numerose criticità riscontrate nel magazzino, sulle quali da mesi chiediamo spiegazioni, invano”.

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