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In piazza per festeggiare e rivendicare l’orgoglio e i diritti ancora negati. Torna sabato 11 giugno il Roma Pride, la tradizionale parata arcobaleno che si riversa per le strade della capitale, quest’anno con lo slogan "Torniamo a fare rumore", a cui la Cgil aderisce e partecipa con il carro e le bandiere arcobaleno della confederazione Roma e Lazio. Una manifestazione colorata e variopinta organizzata da una comunità che abbraccia tutte le persone che non hanno diritti.
“Quest’anno il significato del Pride è ancora più forte, considerato l’epilogo che ha avuto in parlamento la legge per contrastare l'omolesbobitransfobia – sostiene Sandro Gallittu, responsabile ufficio Nuovi diritti della Cgil nazionale -. Nonostante la sconfitta, però, resta un dato importante di quella battaglia: il movimento non si è spaccato, non si è lasciato dividere dai tentativi avanzati in parlamento di escludere dalla norma il tema dell’identità di genere e quello dell’educazione nelle scuole. Quando si è ipotizzato di cancellare dalla legge Zan il riconoscimento del 17 maggio come Giornata nazionale di contrasto all’omolesbobitransfobia, accompagnata da momenti di riflessione nelle scuole, c’è stato un secco no del movimento Lgbtqi+. Lo stesso è accaduto quando si è trattato di difendere il concetto di identità di genere. Non si è voluto lasciare indietro nessuno, e cioè le persone”.
Al Roma Pride scendono in piazza tutte le istanze che sono ostacolate dalle forze conservatrici, quelle che di fatto vogliono relegare i soggetti Lgbtqia+ a cittadini di serie B, con forme di discriminazione a volte palesi, altre volte nascoste. “Come sindacato manifestiamo con le nostre battaglie e rivendicazioni su queste tematiche – spiega Gallittu -. Oltre alle impostazioni di carattere generale che condividiamo con il movimento, ci sono gli aspetti peculiari dell’attività di un’organizzazione come la Cgil, e cioè il riconoscimento dei diritti attraverso la contrattazione e la tutela sui posti di lavoro, con strumenti propri e specifici”.
Matrimonio egualitario, riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie omogenitoriali e una netta modifica e adeguamento della legge del 1982 sulla rettifica anagrafica del sesso, affinché le persone non binarie e trans possano autodeterminarsi: queste sono alcune delle questioni ancora aperte che vengono rivendicate per rendere giustizia e pari dignità a tutti. E poi l’opposizione alle recenti proposte di legge che vogliono trasformare la gestazione per altri in reato universale. “Saremo al Pride perché crediamo che la lotta per i diritti civili non possa essere disgiunta da quella per i diritti sociali – afferma una nota di Cgil Roma e Lazio -, e perché vogliamo stare dalla parte di chi crede che solo con un processo collettivo di più soggetti sia possibile rendere la città più inclusiva e sicura. Servono politiche e azioni culturali per contrastare ogni tipo di discriminazione, per cambiare gli stereotipi e i pregiudizi”.
Il sindacato porta al Pride la richiesta di pace e di disarmo: “Vogliamo più diritti in un mondo libero dalla guerra e dal riarmo, vogliamo un cessate il fuoco del conflitto in Ucraina e un negoziato con le istituzioni europee protagoniste – prosegue la Cgil Roma e Lazio -. Vogliamo che venga rispettato l’articolo 3 della nostra Costituzione che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali’. Camminiamo insieme alla comunità Lgbtqia+ per una battaglia di civiltà che è anche la nostra battaglia: diritti verso la pace per tuttɘ”.