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Per la sua estrema attualità e rilevanza sociale, l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “Rispetto” come parola dell’anno.
“Questa parola – spiegano Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, condirettori del Vocabolario Treccani – dovrebbe essere posta al centro di ogni progetto pedagogico fin dalla prima infanzia, per poi diffondersi nelle relazioni tra le persone, in famiglia, sul lavoro, nel rapporto con le istituzioni civili e religiose, con la politica e con le opinioni altrui. Il termine rispetto, continuazione del latino respectus, va oggi rivalutato e usato in tutte le sue sfumature, proprio perché la sua mancanza è alla base della violenza esercitata quotidianamente nei confronti delle donne, delle minoranze, delle istituzioni, della natura e del mondo animale”.
Treccani sottolinea quanto sia significativo che la lingua italiana abbia prodotto così tante espressioni legate a questa parola: da avere rispetto per qualcuno o qualcosa a mancare di rispetto, da di tutto rispetto a col rispetto dovuto. Eppure, anche formule come con tutto il rispetto vengono oggi spesso svuotate del loro significato originario, utilizzate impropriamente come premessa per attacchi verbali aggressivi, soprattutto nel dibattito politico.
Ci sarebbe piaciuto che “rispetto” fosse stata davvero la parola guida del 2024, un anno che invece – secondo la cronaca e la politica – è stato caratterizzato dalla sua assenza. La mancanza di rispetto si è manifestata in ogni ambito: nelle relazioni personali e collettive, nel linguaggio pubblico, nel modo di trattare il lavoro e i diritti fondamentali.
Tuttavia, la speranza è l’ultima a morire. E noi speriamo che questa scelta simbolica possa trovare riscontro concreto nel 2025: nel suo significante, ma soprattutto nel suo significato.
RISPETTO PER IL LAVORO
“La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. E’ l’articolo 4 della nostra Costituzione, nata dallo spirito di collaborazione e rispetto che l’antifascismo ha contribuito a tenere vivo. E’ necessario tornare lì per tornare a promuovere il valore del lavoro, evitando qualsiasi forma di sfruttamento o precarizzazione. Non si può essere davvero liberi se si è precari, se il salario non è dignitoso, se si è poveri lavorando.
RISPETTO PER LA DIGNITà DELLE LAVORATRICI E DEI LAVORATORI
Il lavoro da fare è tanto per garantire la dignità di tutte e tutti ma il primo passo è la battaglia per i salari dignitosi: non si può più attendere, i dati sulla povertà e gli stipendi fermi da tanti, troppi, anni mettono in luce una situazione di difficoltà diffusa che richiede al Governo e alle Istituzioni un intervento serio e concreto. Partendo dal garantire un salario minimo come già altri paesi europei hanno adottato. Senza dimenticare un’altra grande battaglia: il contrasto alle discriminazioni basate su genere, etnia, disabilità o orientamento sessuale.
RISPETTO PER LA SALUTE E LA SICUREZZA
Tre morti sul lavoro al giorno, un dato agghiacciante. Dietro i numeri ci sono persone uscite la mattina per andare sul posto di lavoro e che non hanno fatto rientro a casa. Troppi nomi, vittime di un sistema dove la prevenzione è considerata un costo e dove il sistema di appalti e sub appalti ha permesso di mettere all’ultimo posto la salute e la sicurezza di donne e uomini. Fermiamo la strage dovrebbe essere al centro dell’agenda politica di qualsiasi governo, di qualsiasi colore sia.
RISPETTO DEI CONTRATTI DI LAVORO
Lotta al lavoro nero, applicazione dei contratti collettivi, tutela dei lavoratori autonomi. In buona sostanza garantire a tutti gli stessi diritti e le stesse tutele.
RISPETTO DEL DIRITTO DI SCIOPERO
Si tratta di difendere un diritto fondamentale, il diritto di sciopero messo a rischio da nuove norme e azioni repressive. Dobbiamo, tutti, contrastare la crescente delegittimazione dello sciopero come strumento di lotta, riconoscendo la sua importanza nella storia delle conquiste sociali. Esprimere il proprio dissenso, scendere in piazza per rivendicare diritti, manifestare per chiedere interventi concreti, scioperare quando i diritti vengono calpestati sono gli strumenti democratici che le cittadine e i cittadini hanno per esercitare quella sovranità che – lo dice la Costituzione – appartiene al popolo.
RISPETTO PER CHI DIFENDE IL LAVORO
Ricordiamolo: l’organizzazione sindacale è libera, lo dice la Costituzione all’articolo 39. E’ necessario valorizzare l’azione sindacale contrastando la narrazione, pregiudiziale (questa sì), che descrive i sindacati come “nullafacenti”, sottolineando invece il loro ruolo cruciale per garantire l’equità sociale e la tutela di tutte e tutti i lavoratori e lavoratrici, iscritti e non iscritti. Per farlo bisogna promuovere l’attivismo, sostenere chi lotta per i diritti e chi si batte per il bene collettivo.