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Ieri il Consiglio dei ministri ha varato un disegno di legge di modifica della giustizia. Abolizione del reato di abuso di ufficio e ulteriore stretta per i giornalisti di utilizzare le intercettazioni. Davvero un arretramento nell’affermare legalità e del diritto di informare e di essere informati.
Cgil: legalità indebolita
Luciano Silvestri, responsabile legalità per la Cgil Nazionale afferma: “Dopo aver cancellato le gare per oltre il 90% degli appalti e liberalizzato i subappalti nel nuovo codice, aver ridimensionato i poteri di controllo di Anac e Corte dei conti, ora il Governo, in nome della efficienza, abolisce un reato che esiste in tutta Europa a tutela dei cittadini”.
Le conseguenze, se quelle norme verranno approvate sono chiare: “Si indebolisce così la battaglia per la legalità e contro la corruzione in nome di una efficienza della pubblica amministrazione che solo un investimento in professionalità e qualità potrà garantire. Inoltre in questo modo si aprono varchi enormi per l'opera di infiltrazione criminale e mafiosa proprio in un momento dove lo Stato e le varie stazioni appaltanti si apprestano a spendere le ingenti risorse del Pnrr”
Libera: pericoloso passo indietro
L’Associazione fondato da don Luigi Ciotti che da decenni si batte contro mafie, corruzione e costruisce legalità esprime un giudizio netto. Afferma Libera in una nota: “Il disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario approvato ieri dal Consiglio dei ministeri segna un pericoloso indebolimento dei presidi anticorruzione faticosamente istituiti nell'arco dell'ultimo decennio. Si tratta di un colpo di mano che sfrutta l'onda emotiva della scomparsa di Silvio Berlusconi, al quale si diversamente viene dedicato il provvedimento, per perseguire finalità analoghe a quelle dei tanti “colpi di spugna” attuati dal defunto leader di Forza Italia: ostacolare l 'azione giudiziaria di contrasto alla corruzione e alle mafie che prosperano grazie ad essa, imbavagliare la libera stampa, assicurare l'impunità dei potenti".
"In nome di un malinteso spirito garantista - aggiunge la nota - viene abrogato il reato d'abuso d'ufficio: questo fa dell'Italia un caso unico nel panorama europeo, che contravviene ai vincoli delle convenzioni internazionali sottoscritte e vanifica gli appelli dei tanti magistrati in prima linea che segnalano indagini come avviate perseguendo quella fattispecie siano spesso il 'grimaldello' che permette loro di scardinare sofisticati circuiti corruttivi. Si depotenzia la fattispecie di reato di traffico di influenze illecite, che punisce l'intermediazione tra corrotti e corruttori, di fatto consentendo più spazi ampi di manovra ai molti faccendieri che sfruttando contatti e relazioni coi nuovi governanti fanno affari con la cosa pubblica"
Fnsi: garantire il diritto di essere informati
L’articolo 21 della Costituzione garantisce il diritto di informare, in qualche modo assegna a giornalisti e giornaliste anche il dovere di informare. Solo così si tutela il diritto ad essere informati, si afferma e preserva la democrazia. Il Dl firmato dal ministro della Giustizia Nordio limita ulteriormente la possibilità di pubblicare le intercettazioni.
Secondo il sindacato nazionale dei giornalisti “In tema di pubblicazione del contenuto delle intercettazioni l'unico criterio di riferimento deve essere l'interesse pubblico a sapere, il diritto dei cittadini a essere pienamente informati, come ha ribadito in più sentenze anche la Corte europea dei diritti umani”, rilevano Alessandra Costante e Vittorio di Trapani, segretaria generale e presidente della Federazione nazionale della Stampa italiana.
“In attesa di conoscere il testo che riformerà l'istituto delle intercettazioni, - proseguono i dirigenti sindacali - per la Fnsi è fondamentale ribadire l'esigenza di contemperare gli interessi in gioco e quindi di trovare il giusto equilibrio tra due principi di rango costituzionale quali sono il diritto alla tutela della dignità e onorabilità delle persone e il diritto di informare e ad essere informati”.