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Una nuova forma di “caporalato digitale”. È quanto emerso nella vasta operazione effettuata nella serata di venerdì 24 marzo in tutta Italia dal Comando Carabinieri per la tutela del lavoro, finalizzata a verificare il rispetto degli obblighi di legge da parte delle piattaforme di food delivery e le eventuali forme di sfruttamento lavorativo nei confronti dei rider.
La nuova forma, anche se in realtà era già emersa nel corso dei controlli eseguiti a Milano tra il luglio e l’ottobre 2022, è l’illecita cessione di account. Nel corso dell’operazione i Carabinieri hanno riscontrato 92 casi di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (su 823 controlli complessivi, pari all’11,2%). Accertate anche 23 prestazioni lavorative fornite da persone irregolari rispetto alle norme di soggiorno e sequestrati 22 mezzi non idonei alla circolazione stradale.
“La questione dello scambio di account è stata più volte proposta dal sindacato al tavolo nazionale di contrasto al caporalato”, commenta la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti: “Dovrà trovare risposte e azioni coerenti e immediate. Su questo chiederemo immediatamente una convocazione”.
Illecita cessione di account: cos'è?
Fino alla metà del 2019 la cessione di account era un fenomeno “fisiologico”, dovuto alla volontaria e provvisoria messa a disposizione di terzi delle credenziali di login da parte del rider. Il ciclofattorino, non potendo lavorare per un certo periodo (per infortunio, malattia, rientro in patria o altro), ma non volendo essere sloggato o penalizzato nel “ranking prestazionale”, “prestava” volontariamente il proprio account senza pretendere alcun beneficio economico, ma per il solo fine di mantenere in essere il rapporto con la piattaforma.
Con la pandemia, si è registrata una crescita esponenziale dell’utilizzo dei servizi di delivery tramite applicazioni telematiche dedicate, trasformando di fatto i rider in lavoratori essenziali in circuito lavorativo 24/7. Le piattaforme di app delivery hanno quindi proceduto a reclutare un numero considerevole di nuovi rider.
In questo nuovo scenario lavorativo, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del lavoro di Milano (che per primo avviò queste verifiche) accertava l’esistenza di numerose cessioni di account con l’intermediazione di manodopera tra il proprietario dei dati di account e l’effettivo prestatore di manodopera.
Gli account, registrati sulle piattaforme anche (e spesso) tramite l’utilizzo di documenti falsi, sarebbero gestiti da un “caporale” e ceduti a un altro rider che materialmente eseguirà la prestazione lavorativa della consegna, previa trattenuta di una quota del guadagno giornaliero (dal 20 al 50 per cento) operata dallo stesso caporale, con conseguenti ingenti profitti per quest’ultimo.
Il commento della Cgil
“L’esito del controllo straordinario dei militari del Comando Carabinieri per la tutela del lavoro non lascia sorpresi”, illustra la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti: “L’azione d’ispezione fra i ciclofattorini, che avrebbe portato all’individuazione di 92 account ceduti a terzi, oltre ad altre violazioni e a ulteriori verifiche sul rispetto degli obblighi di salute e sicurezza, s’inserisce nel più ampio lavoro promosso in questi anni nel settore del food delivery”.
Un lavoro che ha determinato “l’emersione di oltre 60 mila posizioni lavorative sottoposte ad accertamento e una serie di adempimenti cui le piattaforme hanno dovuto ottemperare, anche per vedere archiviato un procedimento di natura penale”.
Tania Scacchetti evidenzia che “l’iniziativa delle Procure segue il grande lavoro che la Cgil, con le categorie Nidil, Filt e Filcams, ha messo in campo in termini sia di mobilitazione sia di vertenzialità contrattuale e giudiziaria, con l’obiettivo di superare le condizioni di precarietà di questi lavoratori e affermare il loro diritto a un lavoro dignitoso”.
La dirigente sindacale rileva che “la questione dello scambio di account è stata più volte attenzionata e proposta dal sindacato al tavolo nazionale di contrasto al caporalato due anni fa con Assodelivery, e dovrà trovare risposte e azioni coerenti e immediate. Su questo chiederemo immediatamente una convocazione”.
L’indagine, però, rende evidente ancora una volta come “vadano rafforzate e ampliate le regole e le tutele in un ambito in cui i rischi d'irregolarità e di scarsa sicurezza si sommano ai bassi redditi e alla quasi totale assenza di diritti, che spingono al cottimo e alla competizione senza regole”.
Tania Scacchetti così conclude: “Un settore che si definisce innovativo, che è cresciuto moltissimo per rispondere a una domanda crescente dei consumatori, non può essere emblema del lavoro sfruttato, ricattato, insicuro. La vertenza rider deve quindi continuare, con l’obiettivo di contrattualizzare questi lavoratori e garantire loro sicurezza, dignità e diritti”.