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Importante evento culturale quello che si è svolto ieri (29 novembre) presso il Centro Congressi di via dei Frentani in Roma organizzato dallo Spi Cgil e dal suo giornale LiberEtà. L’occasione è stata la premiazione dei vari concorsi che si sono sviluppati lungo direttrici ormai consolidate. Quest’anno l’offerta era triplicata: i concorsi 2021 sono stati infatti tre: il Premio Letterario, il Premio Guido Rossa e il concorso di cortometraggi Spi Stories. L’evento è stato condotto con eleganza dall’attore-musicista Neri Marcorè.
Rivedi la premiazione
Oltre alle premiazioni lo Spi ha proposto anche quest’anno (finalmente in presenza visto che l’edizione precedente si era svolta da remoto) una riflessione sulla difficile fase storica che stiamo attraversando. L’iniziativa è stata quindi anche l’occasione per parlare del post pandemia e delle sfide che ci aspettano insieme a Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat. Con lei e con il segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti, si è discusso di disuguaglianze sulla base della presentazione del libro a cura del giornalista Andrea Criscenti, Uguaglianza. La più attuale delle questioni, edito da LiberEtà. Al dibattito è intervenuta anche Camilla Piredda dell’Unione degli Universitari.
(foto di Marco Merlini)
Al termine del dibattito si è tenuta la premiazione dei Liberattivi, ovvero coloro che diffondono e promuovono il mensile LiberEtà in tutta Italia. La premiazione è stata condotta dall’attrice Daniela Baldassarra.
Ma veniamo ai vincitori. Alle finali del Premio Letterario sono arrivati in tre: Giuseppe Tadolini, con Alla scuola serale erano tutti stanchi, Gian Filippo Della Croce, con Il canone sepolto e Paola Salvadori, con Imperfetto futuro. Il primo premio (con diritto alla pubblicazione) è andato a quest’ultima: Paola Salvadori è nata a Terracina, ma da 35 anni vive in Toscana. Esperienze come insegnante e dirigente scolastico, Salvadori è appassionata di scrittura e pittura. Bella la storia che racconta nel suo libro. Nel pieno dell’era dominata dai social, Cecilia, studentessa quindicenne, sceglie una forma antica e intima per seguire il filo della sua giovane vita: scrivere un diario. Si tratta però di un diario “moderno”, ovvero contemporaneo e digitale. Cartaceo è invece il diario della madre, che Cecilia scopre per caso. Sono appunti scritti su carta così come il racconto del nonno che le rivela l’origine della sua stessa famiglia ma anche il passato con i suoi insegnamenti, passando per gli orrori della guerra e della strage di Sant’Anna di Stazzema. Un percorso di memoria rovesciato dunque: invece che dagli anziani ai giovani, stavolta alla riscoperta della memoria è una giovane adolescente.
Anche negli altri due romanzi che sono arrivati in finale ci sono storie di memoria. Una (quella di Tadolini) ambientata a Genova, l’altra, quella di Della Croce a Terni nelle acciaierie che producevano i cannoni per il duce (“ma in fabbrica il fascismo non ha vinto e gli operai furono quasi tutti comunisti”). Storie di comunisti e di militanti sono quelle che hanno caratterizzato anche il Premio Guido Rossa alla sua seconda edizione.
Passiamo ora ai corti, ovvero quelle che ormai sono conosciute come Spi Stories (attenzione alla pronuncia). Molto interessanti i tre corti finalisti di quest’anno, nona edizione. Diversity”, di Martina Huismann e Marc Eggers, pone interrogativi cruciali in termini di diversità, convivenza, dialogo culturale. La libertà è tra i beni più importanti in democrazia. Ma libertà significa anche tolleranza verso altri modi di pensare. Quanto giudichiamo le apparenze e quanto è difficile essere “diversi” nelle nostre società contemporanee occidentali? Diversity traccia le linee possibili di un modo di pensare differente, oltre i pregiudizi, in cui l’accettazione dell’altro è incondizionata e fondativa del nostro vivere civile. Il secondo corto finalista è stato Er còllera mòribbus di Matteo De Laurentiis e Katia Franco. Marzo 2020. Nel pieno della pandemia e del lockdown, una Roma libera da quel caos che ogni giorno la imprigiona, sfila silenziosa con le sue chiese e i suoi palazzi vuoti, le piazze deserte, le sue statue e le sue fontane. Che ne sarà di noi? A risponderci sono i versi che Giuseppe Gioachino Belli scrisse nel 1835 in occasione del colera che afflisse il paese. Riascoltati oggi, con la voce di Pierfrancesco Favino, sembrano, per ciò che stiamo vivendo, straordinariamente attuali. Proprio a quest'opera è stato assegnato il primo premio..
Infine Citizen Frame di Salvatore Polizzi: è un cortometraggio realizzato in tre giorni nell’ambito dell’evento internazionale Kino D, svoltosi a Dublino nel 2020. A partire da un incontro romantico al buio tra due persone, Citizen frame racconta un futuro distopico in cui la delazione e il controllo reciproco tra liberi cittadini diventano la chiave di volta per vivere in uno stato autoritario. Ma non tutti sono d’accordo. Un film che ci interroga sulla nostra libertà e sull’uso delle nuove tecnologie.