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Un lungo elenco di nomi di uomini e donne. Questo il momento culminante del 21 marzo, giorno di primavera, quindi di rinascita. Da qualche anno, per volere di Libera, anche Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime incolpevoli di tutte le mafie, giornata della rinascita dalla giogo dell'illegalità. Ricordare non è retorica, ma avere solide basi su cui costruire l’impegno dell’oggi.
Mattarella a Casal di Principe
E non è un caso che il presidente della Repubblica Mattarella ha scelto Casal di Principe per rendere omaggio a una di quelle vittime che verranno ricordate a Milano; città individuata per la manifestazione di quest’anno e dove quei nomi verranno pronunciati. Don Peppe Diana fu ucciso alle 7.20 del 19 marzo del 1994 nella sua Chiesa, intitolata a San Nicola, dove stava per celebrare messa. “L'omicidio di Don Peppe Diana ha segnato la svolta per quei territori”. A parlare è Fabio Giuliani, responsabile Legalità della Cgil Campania che aggiunge: “Dal giorno dopo l’assassinio, la popolazione ha cominciato a costruire qualcosa di alternativo alla criminalità organizzata. Prima di tutto il mondo il mondo cattolico, insieme a tutta la società civile. E poi il sindaco Renato Natale, la Flai e la Cgil”.
Svolta e riscatto
Qualche anno prima dell’assassinio di don Diana, a cadere sotto i colpi della camorra fu Jerry Maslo, il 24 agosto del 1989, che insieme a molti altri immigrati lavorava alla raccolta del pomodoro in un territorio controllato dal clan dei casalesi. Per lui la Cgil chiese – e ottenne – i funerali di stato. Anche il suo nome verrà letto a Milano. Don Diana, insieme a Renato Natale, era al fianco dei migranti sfruttati e cercava di contrastare sfruttamento e caporalato. L’uccisione del parroco di San Nicola fu spartiacque, per l’agro aversano (provincia di Caserta) significò l’occasione di riscatto. Società civile, sindacato, istituzioni cominciare a costruire una possibile alternativa al giogo criminale. Arrivarono le confische e i sequestri dei beni dei camorristi, furono assegnati a cooperative sociali che li hanno fatti rivivere costruendo nelle “Terre di Don Diana” una diversa economia. Dice ancora Giuliani: “Il lavoro e l'economia e sociale come strumento di contrasto alla camorra e di riscatto di un territorio. Non è un caso che domani Mattarella, con Renato Natale, andrà a pranzo alla NCO, la Nuova Cucina Organizzata, esempio del modello Caserta sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. In provincia di Caserta, ma soprattutto in quella zona nell'Agro Aversano, c'è stato una modalità anche di riutilizzo di beni confiscati che li mette in rete e crea occupazione, soprattutto per le fasce svantaggiate attraverso a la cooperazione sociale di tipo B”.
La Cgil per la legalità
Insieme a Uil e Cisl, a Milano la confederazione di Corso d'Italia. Non solo Maurizio Landini partecipa alla manifestazione di Libera, ma nel pomeriggio le tre organizzazioni terranno un seminario di approfondimento su uno dei temi della giornata, “Il ruolo e le iniziative dei sindacati nel contrasto all’illegalità”, si terrà nella Sala Buozzi della Camera del Lavoro della città meneghina (corso di Porta Nuova 43). Dice Luciano Silvestri, responsabile legalità di Corso di Italia: “Il 21 marzo è uno straordinario appuntamento che mette in scena tre cose fondamentali: la memoria come occasione necessaria per guardare al futuro; le mafie esercitano il loro potere attraverso il controllo sociale ed economico del territorio, rispetto al quale dobbiamo contrapporre un controllo democratico, trasparente e legale. Se non si libera il Paese da questo cappio al collo, questo Paese non può avere nessuna prospettiva”.
Aggiunge Fabio Giuliani: “Nella nostra attività quotidiana costruiamo legalità: siamo impegnati nella lotta al caporalato e nel contrasto al lavoro nero. E poi, insieme ad altre associazioni, gestiamo direttamente alcuni beni confiscati dalla Masseria Ferrajoli al Fondo agricolo intitolato a Nicola Nappo (anche i loro nomi tra quelli pronunciati a Milano)”. Non solo, sottolinea il dirigente campano: “La Cgil, si rende conto, sa che il nuovo sindacato si fa stando nel territorio e costruendo alleanze strategiche. Qui in Campania succede da tempo e succede soprattutto attraverso il contrasto alla criminalità organizzata. Siamo già un'alleanza strategica con le tante organizzazioni, a partire dalla Libera di Luigi Ciotti. Anche sull'autonomia differenziata, che rappresenterebbe un'occasione ghiottissima per la criminalità organizzata, la Cgil costruisce alleanze strategiche”.
Il programma della giornata
Conoscere per contrastare
Dice Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil: “Il 21 marzo è un appuntamento straordinariamente importante, da qualche hanno istituzionalizzato dal Parlamento che ha riconosciuto il valore della memoria delle vittime di mafia, il loro sacrificio e il loro impegno sul versante del contrasto alla criminalità organizzata. Quest’anno la sede della manifestazione è una città del Nord: Milano. Questa scelta ci dice che c’è un tema d’infiltrazione delle mafie nelle zone in cui alto è il livello di movimentazione di denaro derivante dall’industria e dalla finanza. Dunque imponente deve essere l’azione di prevenzione e controllo per contrastare il potere criminale. Milano è però anche un motore culturale per rinvigorire il valore della legalità nella sua accezione più ampia, rimettendo al centro lavoro, giustizia sociale e coesione”.
Ecco la ragione del seminario di approfondimento organizzato dalle tre confederazioni. Occorre conoscere, approfondire, per individuare gli strumenti di contrasto. Andrea Carnì è un ricercatore della Università Statale di Milano si occupa di studiare “Le forme della presenza mafiosa nell’economia lombarda". A lui è stata affidata uno degli interventi del Seminario. Di soldi in Lombardia come nel resto di Italia ne stanno arrivando davvero tanti, occorre impedire che arrivi alla criminalità organizzata. Afferma il professore “L’infiltrazione causa un’alterazione del funzionamento dell’economia legale perché la inquina e spinge le imprese inquinate verso un’area grigia (o nera) o, addirittura, le cattura completamente. Tendenzialmente si punta a settori, aziende o rami di aziende che operano sul mercato locale o interregionale, con requisiti di specializzazione modesti e basso livello tecnologico e di competenze. Sicuramente le imprese in difficoltà economica sono quelle che forniscono un maggiore stimolo, per così dire, alle mafie”. Come impedire l’inquinamento mafioso. Certo bisogna cominciare a ragionare non sull’emergenza “Alle mafie l’emergenza piace perché causa una riduzione delle tempistiche e dei controlli. L’emergenza sanitaria e la crisi legata alla guerra in Ucraina gli hanno fatto bene”.
Il ruolo del sindacato
Le conclusione del professor Carnì sono un’incitazione: “Il sindacato, nella difesa dei diritti dei lavoratori, della loro libertà e della loro dignità è un componente fondamentale sia nell’ottica della prevenzione, dell’analisi che, perché no, del contrasto alle mafie non sostituendosi alla magistratura ma facendo la propria parte con i propri strumenti. Essere sempre più presente sul territorio. Monitorare, conoscere, comprendere le dinamiche intra-imprenditoriali senza trascurare, ovviamente, le dinamiche di mercato e i meccanismi che si attivano con micro, piccole, medie e grandi imprese. Il rischio è che i grandi committenti della logistica e non solo mettano in bilancio il costo mafioso e, evadendo in parte le tasse, ne riescano a trarre, per così dire, dei profitti alterando e inquinando il mercato”.
Lo ha affermato Maurizio Landini concludendo il XIX Congresso della Cgil, ribadendo che per il lavoro dignitoso occorre contrastare l’illegalità. Anche questo è impegno e attività quotidiana.