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“Una misura complicata nell'accesso e con forti elementi di iniquità, quasi esclusivamente improntata all'inserimento lavorativo. Non combatte la povertà perché non affronta tale condizione nella sua complessità attraverso i necessari interventi multidisciplinari, sottrae la presa in carico dei beneficiari al Servizio Sociale Professionale dei Comuni, e non crea occupazione. Nei confronti dei cittadini stranieri è gravemente discriminatoria”. Questo in estrema sintesi il giudizio espresso dalla Cgil Nazionale in merito al Reddito di cittadinanza, misura avanzata dal Governo nella legge di Bilancio 2019.
“Misure di sostegno economico o di contrasto all’esclusione sociale - prosegue la Confederazione - sono inefficienti se non precedute e accompagnate da investimenti volti a creare lavoro stabile e di qualità e se non si investe nelle infrastrutture materiali ed immateriali del Paese”. Per la Cgil il provvedimento proposto dall’Esecutivo “non è equo” perché, spiega “i criteri di accesso reddituali e patrimoniali danneggiano innanzitutto le famiglie più numerose e con minori”. “Inoltre - aggiunge - è insopportabile l’idea che qualunque misura di sostegno ai soggetti più deboli debba trasformarsi in un sistema di incentivazione per altri, come ad esempio per le imprese o per i soggetti accreditati”.
In merito alla pensione di cittadinanza, ossia il Reddito per gli over 65, la Confederazione chiarisce che “non rappresenta in alcun modo una misura che innalzerà le pensioni minime o le pensioni sociali”. “Infine - conclude la Cgil - l’impostazione del decreto sottende un intollerabile approccio punitivo della condizione di disagio economico, reso evidente dagli obblighi di accettazione di un posto di lavoro a centinaia di chilometri da casa, senza tenere adeguatamente conto delle differenti situazioni, oltre che dalle sanzioni previste”.