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“Abbiamo appreso dalla stampa della proroga subita dai bandi di gara per le reti 5G, il cui termine di chiusura passa dal 27 aprile al 9 maggio. Ancora una volta dunque registriamo un ritardo preoccupante che rischia di portare al mancato raggiungimento entro i tempi stabiliti degli obiettivi legati allo sviluppo delle connessioni”. È quanto dichiarano il segretario confederale della Cgil Emilio Miceli e la responsabile nazionale Politiche e Sistemi integrati di telecomunicazione della Confederazione, Barbara Apuzzo.
“Anche per le due gare con le quali si punta a rilegare in fibra ottica più di 10mila siti radiomobili esistenti e a realizzare nuovi impianti in oltre duemila aree entro il 2026 – spiegano i dirigenti sindacali – si registra quindi un ritardo nell’aggiudicazione dei lotti. E questo avviene nonostante le condizioni per gli operatori siano molto meno stringenti rispetto a quelle presenti negli altri bandi (rimborso fino al 90 per cento delle spese sostenute dagli operatori aggiudicatari, che manterranno la proprietà delle infrastrutture, e nessun tetto massimo di lotti aggiudicabili)”.
“Come già avvenuto nelle settimane scorse – ricordano – per i bandi relativi al Piano Italia a 1 Giga, i cui termini sono stati spostati dal 16 al 31 marzo, e per i piani Sanità connessa e Scuole connesse, prorogati due volte, prima dal 15 al 30 marzo, e poi all'11 aprile, registriamo un ritardo sulla tabella di marcia che ci preoccupa. E – sottolineano Miceli e Apuzzo – il tutto avviene pochi mesi dopo che il bando per il Piano Isole minori è andato deserto”.
Per il segretario confederale e la responsabile Politiche e Sistemi integrati di telecomunicazione “se non recuperiamo in fretta, il rischio è quello di mettere in pericolo il raggiungimento entro la fine di giugno degli obiettivi legati allo sviluppo delle connessioni ultraveloci, come previsto dall’impegno preso con la Commissione Ue”. “Certo è – proseguono – che l’aver pensato di frammentare quella che consideriamo la più grande opera infrastrutturale del Paese non aiuta, e forse qualche problema risiede anche nella modalità con cui sono stati strutturati i bandi”.
Miceli e Apuzzo sostengono sia “positivo dunque il fatto che per l'aggiudicazione del bando Italia a 1 giga da 3,65 miliardi sembrerebbero esserci in campo solo le offerte arrivate da Tim, con Fibercop, e Open Fiber, il che renderebbe sempre più concreta la realizzazione di una rete unica, frutto della fusione dell’incumbent nazionale e di Open Fiber. Questo – aggiungono in conclusione – permetterebbe di riunificare ciò che sembrava essere destinato alla frammentazione, e metterebbe il nostro Paese in condizione di avere una rete in cui sviluppo e investimenti possano avere una dimensione generale riguardo alla manutenzione così come alla tecnologia”.