Chiudilo, chiudilo! Che cade...vaffanculo non è caduto”. Sono inquietanti le parole pronunciate dai carabinieri lanciati all’inseguimento dello scooter guidato dall’amico Fares Bouzidi, 22 anni, tunisino, sul quale viaggiava Ramy Elgaml nella notte fra sabato 23 e domenica 24 novembre scorsi a Milano. Parole e video catturate dalla dashcam dell’auto dei carabinieri. Nel video mandato in onda dal Tg3 e girato anche da una telecamera comunale le immagini, finora inedite, rimandano il momento della morte del ragazzo. Ramy, egiziano, avrebbe compiuto 20 anni il 17 dicembre.

Un frame del video dell'impatto pubblicato dal Tg3

Le sequenze raccontano una corsa impazzita di venti minuti e otto chilometri per le vie del centro. I due giovani non si erano fermati all’alt delle forze dell’ordine. Le volanti in scia al motorino diventano presto tre. Nella parte finale del video il motorino svolta a sinistra e la macchina dei carabinieri lo tampona spingendolo e facendolo cadere per terra. Ramy, che nella corsa aveva perso anche il casco, resta schiacciato contro il palo e muore per una lesione all’aorta.

“Bene”, commenta un carabiniere quando apprende la notizia del’impatto

Due militari scendono, si avvicinano a un ragazzo che ha assistito all’impatto e che ha raccontato di essere stato costretto a cancellare il video che aveva ripreso con il proprio cellulare. Parte la comunicazione tra le auto, uno dei carabinieri nella terza, rimasta più indietro, alla notizia dell’incidente commenta soddisfatto “Bene!”.

Luca Stanzione, Cgil Milano: “Nostro compito è provare a ricucire queste ferite”

“Nelle scorse settimane mi è stato chiesto perché sono andato, insieme a tante e tanti, alla fiaccolata in Corvetto per ricordare Ramy lo scorso dicembre – ha scritto poche ore fa Luca Stanzione, segretario generale della Cgil di Milano, pubblicando le sue parole sul profilo Facebook –. Questa sera il servizio di Tg La7 ci ha raccontato un altro pezzo di verità di quella notte. Le persone che ho incontrato al Corvetto vogliono vivere Libere dalla sentenza che molti commentatori hanno fatto subito dopo la morte di Ramy. Una sentenza senza appello che condanna un quartiere ad essere raccontato solo come marginale. Noi tutti vogliamo solo Giustizia, quella dello Stato Italiano che oggi ha un elemento in più per ricostruire quello che è successo in quella dannata notte, perché non c’è Sicurezza senza Libertà”.

Pochi giorni dopo la morte di Ramy gli amici del ragazzo avevano organizzato una fiaccolata con l’obiettivo di chiedere verità per lui e per Fares, uscito il 30 novembre dal coma provocato dall’impatto. Più di 500 persone avevano sfilato in corteo, partito da piazza Gabrio Rosa e via Mompiani, a Corvetto, dove abitava Ramy, fino a via Quaranta angolo via Ripamonti, dove il ragazzo è morto. Nei giorni e nelle notti subito successivi al fatto proprio a Corvetto c’erano stati disordini e momenti di protesta sfociati nella violenza.

Il segretario generale della Cgil Milano, Luca Stanzione, parla alla fiaccolata del dicembre scorso

A quella fiaccolata aveva preso la parola anche Luca Stanzione. “A chi mi ha chiesto perché la Cgil è qui oggi – ha detto al microfono Stanzione – ho risposto che io credo si sia aperta una ferita qui con la morte di Ramy. Su questa ferita stanno gettando sale, aumentando divisioni e creando un racconto di questi quartieri che non corrisponde a verità. Credo che la verità vada guardata in faccia e che il nostro compito, il compito della Cgil, sia quello di stare in mezzo a queste ferite e provare a ricucirle. Oggi siamo qui per testimoniare la vicinanza del movimento di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori a Ramy. Perché Ramy era un lavoratore”.

Questo accadeva alla fine dello scorso novembre. Adesso, nelle ultime ore, la pubblicazione di questi video inediti con i commenti dei carabinieri.

Corvetto (r)esiste

Tutte le periferie milanesi si assomigliano”, ha detto Shawky Geber, responsabile della sede Spi Cgil di via Oglio a Corvetto, in una testimonianza postata sulle pagine social della Cgil di Milano. Quella sede è uno dei pochissimi presìdi di tutela dei diritti, servizi e socialità del quartiere.

Al Corvetto mancano servizi e spazi di aggregazione sociale. La popolazione, fatta anche di moltissimi anziani, non ha luoghi di ritrovo (ha chiuso anche il mercato comunale, l’ultimo ad andarsene è stato il macellaio). Le case popolari, “belle fuori ma da paura dentro”. Il sindacato prova a raccontare questo territorio oltre gli stereotipi.