Due attori, una danzatrice e un fisarmonicista per raccontare i giorni che precedettero la strage di Piazza della Loggia a Brescia, nel 1974, ma dal punto di vista degli stragisti, non di certo in un’ottica giustificazionista, ma per affrontare le altissime tensioni sociali e individuali di quegli anni. È “Il bersaglio”, lo spettacolo andato in scena lo scorso 8 maggio nell’ambito delle iniziative per il cinquantesimo anniversario della strage fascista e tratto da un racconto di Carmelo Leotta, che è anche la voce narrante sul palco, insieme a Gabriella Tanfoglio, Mariasole dell’Aversana e Davide Bonetti.  Il progetto è nato in collaborazione con l'associazione culturale "Alchechengi" e che ha trovato spazio nella serata evento organizzata dalla Fisac Cgil di Brescia.
Parla in prima persona il ragazzo che verrà incaricato di posizionare l'ordigno, di famiglia borghese benestante, con frequentazioni neofasciste, pur nutrendo stima e simpatia per un colto compagno di classe figlio di operai. Gli appare via via più chiaramente che il movimento è dominato dall'ipocrisia e dai giochi di potere ma ciò nonostante il protagonista non potrà esimersi da espletare il compito affidatogli e il suo corpo stesso sarà ridotto ad un'arma di sterminio. Il clima è quello del condizionamento morale le cui conseguenze sono ancora sotto i nostri occhi.

Quando si parla della Strage di Piazza Loggia diciamo sempre che è una ferita aperta per la città. Una data impressa nella mente di tutti i bresciani, una tragica giornata che ha spezzato 9 vite e distrutto intere famiglie. Il sangue che ha bagnato la Piazza quel giorno è stato fisicamente quello dei morti e dei feriti ma è quello di tutti. I fascisti hanno tentato di “uccidere le idee e la volontà” di lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine che in quel luogo si erano riuniti per manifestare contro quell’ideologia.

Con la strage di Brescia fu colpito non solo un luogo di socialità ma soprattutto un luogo pubblico e politico ove si tenevano manifestazioni, comizi e ricorrenze e aveva quindi un valore “simbolico” ancora più forte per la città. Piazza Loggia era luogo di rivendicazioni. L’attentato aveva lo scopo di far crescere la paura e di indurre le persone a “chiudersi”. Fu l’opposto. Tutta la cittadinanza rispose con coraggio e forza in modo unitario e solidale. Fu un grido corale anche se silenzioso nel rispetto dei morti e feriti. Noi non dimentichiamo.

I ricordi di quella tragica giornata sono presenti in tutti quelli che c’erano e nei più giovani sono stati fatti vivere anno dopo anno dai racconti di chi visse la strage di Stato di Piazza della Loggia. E’ importante continuare quest’opera di trasmissione di conoscenza per avere la capacità di comprendere che il pericolo è presente e non dobbiamo sottovalutare certi episodi ed eventi che mirano ad attaccare i cardini della nostra Costituzione.