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Il 20 maggio del 1970 la Legge 300 (Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento) veniva pubblicata sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana, divenendo a tutti gli effetti legge dello Stato.
L’art. 18 dello Statuto rendeva effettiva la tutela dei lavoratori contro i licenziamenti illegittimi, prevedendo l’obbligo della reintegrazione nel posto di lavoro superando, per le imprese non piccole, la tutela meramente obbligatoria e risarcitoria prevista dalla L. n. 604/1966. Un articolo importante, che negli anni si è tentato - più volte - di modificare.
Dalla primavera del 2001 la crisi delle relazioni industriali in Italia è facilitata dall’involuzione politica dovuta alla nuova affermazione del centrodestra di Silvio Berlusconi che nelle settimane precedenti il voto stringe sempre più strettamente l’alleanza con Confindustria all’insegna del neoliberismo e dell’isolamento della Cgil. L’anno successivo giunge a compimento l’offensiva contro l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.
“L’attacco all’art. 18 - scriveva Bruno Trentin nei suoi diari - che nasce dai giuslavoristi della destra neoliberale e non da un’iniziativa del padronato è stato il segno di un riflesso condizionato di tipo reazionario alla difficoltà di gestire le contraddizioni che sono insite in ogni fase di cambiamento e in una modernità sempre oscillante fra progresso e reazione. Perché nulla sta scritto, neanche che la modernità coincida con il progresso “sia pure con qualche inconveniente”. La contraddizione principale è quella fra responsabilità (che presuppone un minimo di autonomia e di libertà) e precarietà, l’assoluta incertezza sul futuro che nega quella libertà e rende vana ogni autonomia. Si può risolvere in tanti modi. Il riflesso condizionato di tipo reazionario reagisce con l’autoritarismo. Questo è il solo motivo ragionevole di un attacco ai diritti fondamentali dei lavoratori con gli argomenti di sempre della reazione conservatrice, l’occupazione! La sicurezza dell’impresa!”.
La Cgil, dopo il XIV Congresso di Rimini (febbraio 2002), organizza il 23 marzo la più grande manifestazione della storia italiana, con tre milioni di partecipanti al Circo Massimo di Roma contro il terrorismo (il 19 marzo le Nuove Brigate Rosse hanno assassinato Marco Biagi) e per i diritti. Il 23 marzo sarà l’inizio di un’intensa mobilitazione, proseguita anche dalla nuova segreteria di Guglielmo Epifani, subentrato a Cofferati nel settembre 2002, e destinata a concludersi con la sconfitta del governo sull’articolo 18.