Il 5 marzo la commissione cultura del Senato ha approvato, all’interno della risoluzione sulle prospettive di riforma del calcio italiano, una risoluzione di iniziativa di Fratelli d’Italia che prevede l’abolizione del divieto di pubblicità del gioco d’azzardo, come disciplinato dalla legge 96/2018, il decreto Dignità.

Questo rappresenta un ulteriore passo avanti nell’opera di smantellamento di tutte le normative, nazionali e locali, che si sono succedute negli anni scorsi per contrastare l’offerta smisurata di azzardo nel nostro Paese, regolamentare l’offerta, e limitare i pesanti rischi legati alla dipendenza da azzardo (gioco d’azzardo patologico, non ludopatia), patologia inserita nei Lea dal 2017. Normative pesantemente sotto attacco, nonostante l’efficacia mostrata, riferita anche dagli operatori dei servizi.

Non è certo, come abbiamo sentito dire a motivazione di tale risoluzione, con le entrate della pubblicità che si promuove il gioco sicuro, né si possono finanziare gli interventi di presa in carico dei soggetti con dipendenza: si sosterrebbero infatti interventi di cura non limitando i fattori di rischio, ma incentivandoli.

Tanto meno possiamo ascoltare affermazioni secondo cui tale misura è necessaria perché il calcio ha bisogno di soldi, quando sappiamo quali sono oggi le condizioni socio economiche nel nostro Paese, e quali sono gli interventi di cui ci sarebbe davvero bisogno, per contrastare povertà e marginalità sempre più dilaganti.

Serve prevenzione, e la prevenzione si fa regolamentando l’offerta con norme stringenti, che prevedano una seria riduzione dell’offerta. Serve una legge quadro nazionale che ponga al centro la salute delle persone, e salvaguardi le possibilità di intervento delle amministrazioni locali, per quanto di loro competenza.

Il “Libro nero sull’azzardo”, che ogni anno promuoviamo con Federconsumatori e Isscon, descrive in maniera chiara i numeri di un fenomeno che ha un impatto devastante, soprattutto nelle fasce più deboli della popolazione.

Si sollecitano quindi tutte le forze parlamentari, anche rispetto alla proposta di legge di riordino del gioco fisico, attualmente in discussione, a non proseguire su una strada che avrà ricadute pesanti sulla salute e sul benessere delle persone: è chiaro ormai che il gioco legale non è argine all’illegale, ed è causa oltre che di dipendenza di impoverimento delle persone. Come è chiaro che gli introiti legati all’azzardo (dei quali si parla senza mai concretizzare i costi legati alle conseguenze economiche, sociali, sanitarie) non sono quelli su cui, anche eticamente, si possono costruire i bilanci dello Stato.

Uno Stato che non interviene, peraltro, in maniera significativa sulle politiche lavorative e fiscali, in un’ottica di giustizia sociale, non può pensare di chiudere i propri bilanci lucrando sulla salute e sul benessere dei cittadini. Oggi più che mai, con la crisi economica che stiamo vivendo legata anche ai molti conflitti presenti in tanti Paesi.