"Ci siamo costituiti parte civile perché pensiamo che sia importante fare giustizia, e soprattutto che si metta in movimento tutto ciò che è necessario affinché si cambi il modello di fare impresa, in modo tale che episodi di questa natura non possano più avvenire". Sono le parole del segretario generale della Cgil Maurizio Landini davanti al tribunale di Latina, dove si è aperto il processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano che ha perso la vita dopo esser stato abbandonato senza un arto davanti casa dal suo datore di lavoro.

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Fuori dal tribunale è stata organizzata dalla Cgil una manifestazione per chiedere verità e giustizia per Satnam Singh e per mettere fine al caporalato in tutte le sue forme. 

"Lo abbiamo sempre detto – ha proseguito Landini – non pensiamo che questo sia un caso isolato, ed è un errore pensare che si risolva il problema con questo processo. Tuttavia, quest'ultimo è in grado di mettere in campo un elemento di cambiamento reale. I dati che continuiamo a verificare sulla salute e la sicurezza sono negativi, e anche per quelli che riguardano caporalato, lavoro nero e sfruttamento non stiamo vedendo l'inversione di tendenza che sarebbe necessaria".

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Presenti al sit-in Giuseppe Massafra, segretario generale Cgil Frosinone e Latina che ha ricordato la necessità di “chiedere giustizia per tutti quei lavoratori che vivono la stessa condizione ogni giorno, sfruttati in un sistema che ha scelto le regole del mercato e non quello dei diritti”. Sono tante le lavoratrici e i lavoratori che, ricorda Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone e Latina, “vivono la stessa vita di Satnam e Soni e che hanno trovato il coraggio di denunciare” ma, evidenzia, il segretario generale della Flai Cgil, Giovanni Mininni, è necessario “cambiare definitivamente strada in questo paese” per Satnam e tutte le vittime che chiedono ancora oggi verità e giustizia.