Sono 180 i costituzionalisti italiani che – facendo riferimento all’allarme lanciato da Liliana Segre lo scorso mese – hanno aderito all’appello contro il ddl Meloni-Casellati che punta a introdurre il premierato in Italia. Ci sono alcuni dei nomi più importanti del diritto italiano, giuristi e presidenti emeriti della Consulta come Enzo Cheli, Ugo De Siervo, Gustavo Zagrebelsky. La sua lettura è affidata a Monica Guerritore che chiude la manifestazione di oggi (18 giugno) dell’opposizione, della società civile, sindacati e associazioni contro l’autonomia differenziata. Che unita, appunto, al premierato (previsto per oggi il primo sì al Senato) mina le basi della nostra Costituzione.

“La nostra Costituzione è un testo che va maneggiato con cura“, scrivono i giuristi nell’esordio del loro appello, “ecco perché prendiamo posizione collettivamente”. E ancora: “È naturale che quest’attenzione debba essere massima da parte di tutti i cittadini nel momento in cui il disegno di cambiamento investa i suoi punti chiave”.

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I 180 sottolineano che “non è frequente che i costituzionalisti, i cultori professionali della Carta, prendano posizione collettivamente sottoscrivendo pubblici appelli. Molti di loro sono più favorevoli a prese di posizione individuali, magari nello spazio più protetto delle aule universitarie o in audizioni o convegni. Ci sono però dei momenti nella vita di un Paese nei quali il progetto di cambiamento delle regole fondamentali assume un significato preoccupante”.

E sono proprio questi i momenti, continua l’appello, “nei quali alcune personalità di altissimo valore morale pur non essendo ‘addette ai lavori’, sentono la necessità di uscire allo scoperto per denunciare possibili pericoli”.

Che è proprio quello che ha fatto Liliana Segre quando lo scorso 14 maggio “ha chiesto la parola per intervenire nel dibattito sul premierato che si stava svolgendo nell’Aula del Senato. Ascoltando quelle parole pronunciate con tanta autorevolezza, molti costituzionalisti e studiosi di diritto pubblico, anche i meno avvezzi a sottoscrivere appelli, hanno deciso non di prendere una posizione autonoma ma di mettersi al fianco di Liliana Segre”.

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Per gli estensori dell’appello i timori espressi dalla senatrice a vita sono più che fondati: “La creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie, introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio, potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli”.

E, ancora, “il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del governo, distruggendo così la separazione dei poteri. Il presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante”.

“Di fronte a tutto questo anche noi non possiamo e non vogliamo tacere. Facciamo appello a tutte le forze politiche affinché prevalga l’interesse generale, si ascoltino gli allarmi che autorevolmente sono stati lanciati e si prevengano i pericoli. Finché siamo in tempo”, termina l’appello.