Puntata n. 11/2024Un italiano su 10 è povero. Il dato è il peggiore degli ultimi 10 anni. La sentenza senza appello arriva dall’Istat

Dal 2013 a oggi mai così diffusa la povertà assoluta

Un italiano su 10 è povero. Il dato è il peggiore degli ultimi 10 anni. La sentenza senza appello arriva dall’Istat. Sono dati concreti, non proiezioni o grida di campagna elettorale. È l’istituto di statistica a dirci fino in fondo quanto vanno male le cose in questo Paese. Dietro la crescita dell’occupazione tanto cara al governo, si nascondono 4,2 milioni di potenziali lavoratori “inutilizzati”: sono soprattutto donne e giovani, residenti nel Mezzogiorno. E anche chi un lavoro ce l’ha deve fare i conti con il fatto che il potere d'acquisto dei salari lordi è crollato del 4,5% dal 2013 a oggi. È il presidente dell’Istat, Francesco Maria Chelli, a dirlo chiaramente presentando i dati in Parlamento: “il reddito da lavoro ha visto affievolirsi la sua capacità di proteggere dal disagio economico individui e famiglie”. La quota degli occupati a rischio di povertà è all’11,5%, quella dei lavoratori dipendenti in povertà assoluta dell’8,2%. La fotografia ci consegna un esercito di working poor, di persone che sono pover pur lavorando. È un Paese dove una fetta di popolazione, che siano giovani, donne e persino lavoratori dipendenti, non ha un futuro davanti a se, non riesce a vedere più in là della fine del mese. E spesso pure quella diventa una prospettiva sfocata.

Firmate per i referendum sul lavoro

Leggete bene i dati dell’Istat. Ascoltate quei 350 giovani intervistati a Perugia che hanno raccontato il lavoro dal loro punto di vista: precario, sottopagato e lontano da casa. Studiate le norme che compongono il Jobs Act, che hanno introdotto da quasi 10 anni le tutele crescenti, come se i diritti non dovessero valere per tutti e sempre, ma fossero un benefit da conquistare con l’anzianità di servizio. Fermatevi a riflettere sul fatto che in Italia il datore di lavoro può licenziare un dipendente e gettare la sua famiglia sul lastrico senza una giusta causa. Provate a seguire le cronache di quei tre morti sul lavoro al giorno. Quasi sempre in appalto, privi di formazione e di protezioni, sotto ricatto. Hanno già firmato tante personalità della società civile, della politica, del sindacato, dello spettacolo, della cultura. Perché hanno riconosciuto in questi quattro quesiti sul lavoro la strada giusta per cambiare la storia di questo Paese. E con loro hanno già firmato decine e decine di migliaia di cittadine e cittadini che vogliono un lavoro stabile, tutelato, dignitoso e sicuro. Quale altra priorità dovrebbe avere la nostra Repubblica fondata proprio sul lavoro?

Jobs Act, l’inizio della fine

La sciagurata riforma del lavoro voluta dal governo Renzi nel sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

“Il Jobs Act è una cagata pazzesca”. Novantadue minuti di applausi per il ragioniere col figlio a tutele crescenti e la moglie a partita iva mentre in sala mensa commenta la riforma che ha legalizzato la precarietà.
Per buona pace del mega duca conte, gran mascalzon del Risorgimento arabo, al secolo Matteo Renzi, che invece di ritirarsi a vita privata come aveva millantato continua a pontificare e a mortificare i lavoratori.
Si porta dietro tutti i paladini del fine pena mai. Fedeli alla linea del turbocapitalismo, delle mance elettorali, dei bonus a pioggia. Di chi inneggia alla flessibilità buona ma ha in tasca un contratto a tempo indeterminato.
Com’è disumana questa riforma: in un colpo solo ha disintegrato la sinistra e la dignità di chi sogna una busta paga e una vita a tutele decenti. Un referendum, speriamo, la seppellirà.

Forza e coraggio

Alle operaie La Perla va il premio Tina Anselmi. Nella loro determinazione e nel loro coraggio in difesa del posto di lavoro insidiato da una lunga vertenza, c’è il motivo di questo riconoscimento che si ispira alla politica e partigiana, prima donna ministro nella storia d’Italia. “Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie – disse Tina Anselmi – le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica d'inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”. Le operaie La Perla lo hanno capito. E anche l’altra vincitrice del premio, la loro collega Tiziana Parisi, Rsu Fiom Cgil di Automobili Lamborghini, per l’impegno profuso quotidianamente in azienda per combattere ed eliminare le disuguaglianze di genere in un ambiente di lavoro tipicamente maschile. La politica e la società lo capiranno mai?

ASCOLTA QUI TUTTE LE PUNTATE