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A cavallo tra l’innovazione digitale e la riforma della pubblica amministrazione, comincia il suo cammino il Polo strategico nazionale, uno degli obiettivi del Pnrr. ma che cosa è? Un grande archivio e un grande centro servizi digitale. “Il Polo ospiterà i dati ed i servizi critici e strategici di tutte le amministrazioni centrali (circa 200), delle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e delle principali amministrazioni locali (Regioni, città metropolitane, comuni con più di 250 mila abitanti). Ed è l’infrastruttura ad alta affidabilità che ha l’obiettivo di dotare la Pubblica Amministrazione di tecnologie e infrastrutture cloud che possano beneficiare delle più alte garanzie di affidabilità, resilienza e indipendenza”. Questa la definizione che ne viene data dal Ministero per innovazione tecnologica e la transizione digitale.
Per la Cgil: “Quello che dovrà essere ospitato e trattato è infatti un patrimonio prezioso di dati e servizi critici e strategici delle Pa centrali, delle Asl e delle altre Pa locali. Un patrimonio che potrà essere arricchito anche da altri dati, più “ordinari”, che le singole amministrazioni potranno scegliere di far gestire dalla stessa struttura”.
Ogni amministrazione pubblica, centrale e locali ovviamente ha un proprio sistema di archiviazione e di gestione dei dati, la fase di trasmigrazione verso il Psn sarà quindi strategica e delicata. Per questa ragione la Confederazione di Corso di Italia sostiene: “Determinante per il raggiungimento degli obiettivi fissati sarà accompagnare il lavoro di migrazione dei dati delle amministrazioni della Pa, condividendo con i soggetti coinvolti fabbisogni e processi. Questo significa che dovrà essere garantita una adeguata formazione delle lavoratrici e dei lavoratori per assicurare una coerente e costante implementazione delle loro competenze digitali. Perché se è vero che la missione più urgente è quella di proteggere i dati critici e strategici delle Pa, garantendo rispetto della privacy e riparo dalle minacce informatiche, non bisogna dimenticare che è necessario al tempo stesso lavorare per costruire applicazioni nazionali che siano univoche e dunque in grado di raccogliere e gestire in maniera omogenea e sicura i dati dei cittadini e delle aziende. Solo così riusciremo a raggiungere gli obiettivi del “once only” e a rendere praticabili processi di semplificazione burocratica”.