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Su un punto, in Liguria, sono tutti d’accordo. La Piaggio Aerospace degli stabilimenti di Genova Sestri Ponente e di Villanova d’Albenga (in provincia di Savona), in amministrazione straordinaria dal dicembre 2018 (in applicazione della legge Marzano), con la sua lunga storia alle spalle (dalla nascita, nel 1884, quando il fondatore, Rinaldo Piaggio, dopo aver puntato sull’arredo navale, passa alle ferrovie, per poi dedicarsi all’aeronautica, settore in cui, dagli anni Venti a seguire, il gruppo si occupa di costruzione di motori e velivoli, diventando in breve tempo il fiore all’occhiello dell’industria italiana nei comparti difesa e business aviation. Il marchio è conosciuto nel mondo, nonostante le varie crisi attraversate, nel 1936, poi nel 1950, ma soprattutto nel 1994 e nel 2014, quando l’azienda finisce in amministrazione controllata sfiorando il fallimento), rimane un asset strategico per il Paese, il cui patrimonio va tutelato e difeso.
Ragion per cui, in vista del completamento delle procedure per la gara internazionale di messa in vendita sul mercato, programmata a fine anno, il gruppo deve finire in mani sicure, avendo come obiettivo il rilancio e lo sviluppo dell’industria aeronautica, attraverso i suoi gioielli, l’aereo civile P180, giunto alla terza generazione, e il sistema a pilotaggio remoto P1hh (più comunemente chiamato drone). Allo stato attuale, nonostante la dotazione di circa 700 milioni di commesse, in gran parte pubbliche, la vicenda è tutt’altro che conclusa. Il commissario straordinario Nicastro ha aperto la ‘Data room’ per i possibili acquirenti, ma alcuni si sono già tirati indietro. Le manifestazioni d’interesse pervenute risultano essere una decina, di cui, da quanto è trapelato, due sono di parte cinese, più altrettanti soggetti americani, un gruppo finanziario tedesco, gli italiani Leonardo e Avio.
I sindacati non nascondono una certa apprensione sull’esito di tutta la vicenda, anche per i risvolti occupazionali che comporta. “Al completamento del lungo iter, verosimilmente a metà dicembre, dopo due anni di lavoro, potremmo ritrovarci con un pugno di mosche in mano - afferma Bruno Manganaro, segretario generale Fiom Cgil Genova -, con il rischio che la Piaggio non trovi possibili acquirenti. Perciò, crediamo sia necessario che il Governo si faccia sentire e inizi a tirare le fila, anche convocando gli interlocutori, a partire da quelli italiani, per capire quali siano le loro reali intenzioni”.
Ad esempio, con Leonardo, che, peraltro, ha già in produzione un suo drone e guarda unicamente al settore militare della Piaggio Aerospace. Il P1hh ha consentito al gruppo di assimilare tutta una serie di elementi della filiera produttiva, che è largamente europea, ma sostanzialmente italiana. Leonardo è il principale partner di questo programma, che è entrato nell’ultima fase del suo processo di sviluppo, che comprende, fra l’altro, l’avvio della produzione e della messa in servizio dei sistemi.
“In caso di aggiudicazione della gara a Leonardo, temiamo che si arriverebbe a una sorta di ‘spezzatino’ di attività della Piaggio, che è proprio ciò che non vogliamo e per cui ci battiamo - prosegue l’esponente Fiom -. Noi diremo sì a un soggetto che garantisca l’unicità del gruppo e la continuità della produzione di motori e aerei, dei comparti militare e civile. Insomma, il nuovo soggetto che acquisisce non dovrà perdere alcuna vocazione aziendale esistente e dovrà dare precise garanzie occupazionali, mantenere i contratti, offrire prospettive”.
Anche perché, se non ci fosse la vendita in blocco, si aprirebbero diversi ordini di problemi. Il più importante, quello relativo al fatto che la società è soggetta alla cosiddetta Golden power (ovvero i poteri speciali che il Governo si riserva di esercitare su società considerate d’interesse strategico nazionale), che ha la facoltà esclusiva di condizionamento e di veto in caso di vendita sul mercato.
“Siamo alla fine di una situazione drammatica - rileva Manganaro - e speriamo che al termine del percorso si presenti davvero uno scenario positivo. Mi ricordo quando, nel 2015, l’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, inaugurò la nuova sede della Piaggio di Villanova D’Albenga, dicendo, al cospetto della proprietà araba di allora: ‘Signori, ci sono grandi prospettive davanti a noi’. Poi sappiamo tutti come andò a finire, i risultati furono decisamente sconfortanti: arrivò il fallimento, con un miliardo di debiti accumulati, gli arabi se ne andarono, l’amministratore delegato scappò e anche per i fornitori arrivò una bastonata pesante”.
Quindi, andiamoci piano con le previsioni per il futuro. Di sicuro, il 3 dicembre prossimo scade il biennio di cassa integrazione per amministrazione straordinaria, e dunque, bisognerà pensarci in tempo utile per non lasciare i lavoratori senza sostegno e copertura. “Abbiamo inoltrato una richiesta d’incontro unitario al Governo - aggiunge il dirigente sindacale - per l’attuazione di una deroga della cassa con atto ufficiale dell’esecutivo, per un’azienda di valenza nazionale che conta quasi 900 addetti”.
Allo stato attuale, gli ammortizzatori sociali riguardano 150 unità, che potrebbero essere azzerate, qualora arrivassero nuove commesse. Nello stabilimento di Villanova D’Albenga - il nuovo impianto all’avanguardia, adiacente all’aeroporto, inaugurato nel 2014, quando venne spostata la produzione da Finale Ligure, nel quadro di un piano di ristrutturazione e delocalizzazione molto sofferto - le cigs sono solo una settantina, a rotazione, su un totale di 700 addetti.
“E se arriveranno nuovi ordini, come ci auguriamo, potrebbero scomparire del tutto - osserva Lorenzo Ferraro, della segreteria Fiom Savona -. Al 90% i lavoratori sono rientrati in fabbrica, la produzione è in aumento, concentrata soprattutto nel comparto dei motori. Insomma, parliamo di un’azienda sana, non distrutta come ai tempi degli arabi, quando furono accumulati passivi e sperperi a non finire. Non ultimi, più di tre milioni di debiti scoperti presso la Marina di Olbia, dove, di certo, non si producono aerei né motori, semmai si fa turismo d’alto bordo”.
Grazie al prestito di trenta milioni offerto dalla banca Efis, ottenuto attraverso la mediazione del Governo, a Villanova D’Albenga l’attività è ripresa a gonfie vele. ”Qualora giungessero nuove commesse, è destinato a mutare anche lo scenario della cassa, che verrà rimodulata in funzione dei nuovi carichi di lavoro – continua il funzionario Fiom di Savona -. Entro fine settembre, l’impianto potrebbe essere di nuovo al completo, riavviando tutta la macchina, dalla progettazione alla costruzione velivoli, dalla verniciatura al commerciale, dal customer service alla manutenzione e riparazione motori, sia per il settore militare con le Forze armate che per quello civile, con un grosso lavoro di programmazione e di rapporto con i fornitori. E ad ottobre la cigs, che perdura alla Piaggio dal 2015, diventerebbe addirittura superflua e potremmo andare alla vendita sul mercato avendo tutte le maestranze al lavoro”.
“Perciò, chiediamo che sia mantenuto integralmente il sito produttivo - conclude Ferraro -, accompagnato da un piano industriale di media-lunga gittata, che dia prospettive per un decennio, visto che un settore come l’aeronautica non ti dà ritorni economici in due o tre anni. Altrimenti, in brevissimo tempo, saremo di nuovo punto e a capo e anche le diverse commesse andranno in fumo. Ricordiamoci che siamo in presenza di una procedura concorsuale di natura amministrativa, non liquidatoria, che si pone l’obiettivo, fra gli altri, di conservare e rilanciare un complesso produttivo, salvaguardando tutti i posti di lavoro”.