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Le ultime notizie apprese dalla stampa sul tema petrolio in Basilicata ci inducono a fare un’ulteriore riflessione. Oltre alla necessità di ogni tipo di attività di controllo e prevenzione, dalla salute dei cittadini all’impatto ambientale, è il momento che il governo regionale decida - e in fretta - cosa fare della risorsa petrolio in Basilicata, decisione che attiene tanto i cittadini quanto i lavoratori del Centro Oli di Viggiano che di fatto restano imprigionati nella logica del ricatto tra occupazione e salute, lavoratori e professionalità locali che andrebbero formate in un’ottica di previsione del futuro del più grande giacimento petrolifero in Europa.
Sappiamo bene la posizione delle forze politiche al governo regionale sul tema petrolio. Ma non si possono continuare a perpetuare gli errori del passato. È il momento che l’Eni dia delle risposte, non più solo in termini di spiegazioni tecnico scientifiche ogni qual volta esce fuori un problema di ordine ambientale o sanitario legato all’impianto, ma in termini di investimenti tecnologici. Affinché l’Eni dia delle risposte è necessario che qualcuno ponga delle domande. Un compito che spetta alla Regione Basilicata, supportata dalle parti sociali.
I fatti che si sono verificati e susseguiti nella Val d’Agri, a partire dallo sversamento, meriterebbero un’assunzione di responsabilità che porti la discussione su un tavolo nazionale. Se nei prossimi anni si vuole continuare a fare attività estrattiva, questa può essere fatta solo a due condizioni. La prima è che l’Eni si impegni subito in un piano di investimenti per uscire dall’attività estrattiva e dall’uso delle fonti fossili, tracciando la strada verso la transizione energetica in Basilicata; la seconda è che faccia un grande investimento tecnologico, dal momento che gli impianti hanno presentato dei limiti sia dal punto delle immissioni che dei serbatoi senza doppi fondi, posizionati sul terreno senza sicurezza. Era necessario allora - e risulta necessario adesso - un confronto costante con i sindacati anche per ciò che attiene questioni specifiche legate all’impianto del Centro Oli di Viggiano.
Abbiamo bisogno, a partire dai sindaci della Val d’Agri e in particolare di Viggiano, di dare centralità alla questione della sicurezza e della tutela del territorio se vogliamo davvero creare sviluppo in quest’area della Basilicata e in tutta la regione.
Queste sono le condizioni minime da assumere se si vuole continuare a svolgere in sicurezza l’attività estrattiva, rafforzando al contempo quella attività di tutela e monitoraggio che rappresentano la condizione essenziale per lo svolgimento di qualsiasi attività produttiva. Quello che è accaduto in Val d’Agri nella gestione dell’attività estrattiva non può essere affrontato con l’approccio che ha caratterizzato questi ultimi anni, nell’alternanza di rassicurazioni e allarmismi e sotto il costante ricatto di una economia regionale dipendente da tali risorse, o meglio dalle sue royalties.
Come Cgil Basilicata ribadiamo l’urgenza di aprire un tavolo nazionale con il Governo e le parti sociali, affinché si affronti sia la questione che attiene al presente - e cioè del come si può fare attività estrattiva in sicurezza - ma soprattutto allo scopo di delineare i tempi e le risorse per uscire dal combustibile fossile salvaguardando, naturalmente, i livelli occupazionali. E lo si può fare partendo dall’assumere oggi la questione della transizione energetica secondo le linee tracciate dall’Unione Europea, istituendo un fondo di transizione strutturale che permetta di accompagnare la riconversione e il mantenimento dei posti di lavoro. Un fondo che, oltre ad essere finanziato con risorse dell’Unione Europea e del governo nazionale, sia alimentato con i fondi delle royalties regionali e comunali per un grande investimento pluriennale. Una grande sfida che punta alla sostenibilità e alla capacità di saper cogliere le trasformazioni in atto, tracciandone già da adesso loro traiettoria.
Angelo Summa è segretario generale della Cgil Basilicata