Puntata n. 15/2024 – Pugni in testa e calci al deputato pentastellato Leonardo Donno da parte di colleghi leghisti durante il voto in Aula su emendamenti al ddl sull’autonomia differenziata

Per un pugno di voti

Giù la maschera. Alla fine della fiera la maggioranza di estrema destra torna alle vecchie abitudini. Sconfessata dalla logica e dal buon senso che condannano l’autonomia differenziata a quel che è, una riforma che peggiorerà in maniera forse decisiva le condizioni di vita di milioni di cittadini italiani su temi cruciali quali sanità e istruzione, l’ala oltranzista della maggioranza parlamentare non trova argomento migliore in risposta all’opposizione che menare le mani. E così l’immagine del deputato dei 5 stelle, Leonardo Donno, che viene preso a calci e pugni in testa da alcuni disonorevoli della Lega, fa il giro del mondo. Benvenuti in Italia. Dopo la violenza squadrista da curva, si aspetta il var dei commissari della Camera per capire chi abbia partecipato al pestaggio. Intanto in Senato passa il premierato. Nel Belpaese il cielo è sempre più nero.

Intanto esplode sotto gli occhi del pianeta, puntati sul summit di Borgo Egnazia, provincia di Brindisi, il caso politico sulla bozza finale delle conclusioni del G7, dalla quale il governo italiano avrebbe rimosso il riferimento all’importanza di garantire “un accesso effettivo e sicuro all’aborto”, provocando la reazione indignata dell’Unione europea e della Francia. Dopo l’attacco alla 194 in casa, con l’introduzione nei consultori di rappresentanti pro vita, la guerra al diritto delle donne esce dai confini.

Sinistra è chi sinistra fa

Le elezioni europee dicono che c’è un po’ di vita oltre la destra. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani

Ma tu guarda il caso. È bastato riaccendere un barlume di speranza. Rinfocolare una fiducia ormai sopita. Dare gambe a un’alternativa possibile. Non inseguire la pancia ma la ragione. Soverchiare il populismo. In tre parole: fare la sinistra. O meglio cinque: tornare a fare la sinistra. Dimenticata per troppo tempo tra rottamatori impertinenti e scissioni dell’atomo. Riprendersi finalmente la scena e la titolarità di obiettivi comuni: lavoro, diritti, uguaglianza, umanità, futuro. In un’Europa piombata negli anni ’20, un mostro si aggira per l’Italia. Ora va preservato gelosamente. Con il tafazzismo sempre in agguato, è un attimo tornare a smacchiare giaguari immaginari o perdersi nelle cinquanta sfumature di rosso. La strada è lunga e piena di buche. Ma è bene cominciare a correre. Come un Forrest Gump coi pugni in tasca e il sorriso candido di chi sogna un finale diverso. Per una volta nella vita.

Fronte caldo

Il caldo estremo uccide, fa ammalare, causa incidenti. Sui luoghi di lavoro si contano ogni anno in tutto il mondo 22,85 milioni di infortuni, 18.970 decessi e 2,09 milioni di anni di vita condotta in piena salute persi. I dati sono del report 2024 dell’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, e sono il punto di partenza dello studio europeo Adaptheat (adattamento al caldo e ai cambiamenti climatici al lavoro) che ha esaminato le politiche pubbliche in materia di salute e sicurezza sul lavoro e le esperienze di dialogo sociale e contrattazione collettiva in cinque Paesi: Italia, Grecia, Spagna, Olanda e Ungheria. Nei tre anni più caldi di sempre in Europa, dal 2020 a oggi, la risposta politica dell’Unione è stata insufficiente. Nel nostro Paese abbiamo sviluppato tantissime pratiche di eccellenza, ma sulla regolamentazione siamo indietro. E intanto la temperatura sale…

600mila firme

Hanno firmato tutti, uomini, donne, anziani, giovani, lavoratori, disoccupati, precari, stabili, addetti degli appalti, partite Iva, expats. Tutti vogliono il lavoro per cui si batte la Cgil: dignitoso, sicuro, stabile e tutelato. E di banchetto in banchetto, senza dimenticare le adesioni online, le firme sono arrivate a 600mila. Ma c’è ancora tanta strada davanti, per moltiplicarle, in una prova di forza che dia l’esatta misura di come le cose, in questo Paese, devono cambiare. Avanti tutta.

(In copertina foto Ansa)

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