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Due autisti positivi. Una trentina in quarantena. All’Atac di Roma il Covid 19 fa paura. Con la ripresa dei contagi inevitabile che il coronavirus arrivasse anche sui mezzi di trasporto pubblici della capitale. E così è stato. Ma per i lavoratori e il sindacato il momento più critico sarà tra poco più di due settimane quando riapriranno le scuole. “Siamo molto preoccupati – ammette Eugenio Stanziale, segretario generale della Filt Cgil Roma e Lazio – perché nonostante stiamo sollecitando ormai da marzo un confronto serio con azienda e comune non abbiamo avuto risposte”.
Il lockdown prima e l’assenza di turisti dopo hanno finora impedito il peggio ma cosa accadrà da metà settembre è ancora imprevedibile. “Non siamo preparati. Dovevano arrivare mezzi di superficie in più per potenziare le corse e garantire così un servizio efficace nel rispetto di protocolli e distanze di sicurezza, la flotta, però, è la stessa di sempre. Allo stato attuale parliamo di circa 1.300 mezzi con un buon 20% che rientra in rimessa subito dopo la partenza per vari motivi. Spesso si tratta di autoveicoli vecchi e obsoleti che si trovano a percorrere strade particolari come quelle romane. La verità – prosegue Stanziale – è che stiamo sottovalutando la ripresa e il suo impatto”.
In aggiunta il rinnovo improvviso dei vertici della municipalizzata dei trasporti Atac ha portato a un’inevitabile lentezza nell’attivare tutte quelle operazioni che potrebbero risultare determinanti per la città. “Il servizio – commenta Stanziale - non era all’altezza prima e certo non lo è oggi. Da mesi strattoniamo il Campidoglio e l’azienda ma senza reazioni. Se si vuole fare qualcosa di serio bisogna ripensare tutto. Il tempo è poco ma la nostra proposta potrebbe essere la chiave. Prendiamo atto che il Covid-19 determinerà un cambiamento di modelli occupazionali, relazioni e comportamenti. E allora interveniamo per gestirli. Sul lato pratico proponiamo un patto sindacale per ridisegnare la vita cittadina”.
Come tutte le città, Roma ha i suoi orari che spesso convergono in quelle che sono le classiche ore di punta: l’ingresso a scuola coincide con quello della maggior parte degli uffici pubblici e privati, a volte anche con il trasporto e lo scarico merci, se è necessario e urgente aumentare il numero degli autobus e potenziare le linee, non è tuttavia una misura sufficiente. La scommessa potrebbe consistere nel riprogettare gli orari della vita urbana in modo da evitare il più possibile gli ingorghi che, invece, stando così le cose, rischiano di essere persino peggiori del periodo pre-Covid. Ed è qui che il sindacato si fa avanti: “Lo chiedevamo prima, a maggior ragione lo esigiamo adesso. – conclude Stanziale - Vorremmo che venissero ridisegnati gli orari di vita della città: il sistema della mobilità va ripensato scaglionando le entrate a scuola, quelle degli uffici, il sistema dei corridoi delle merci e di carico e scarico va rivisto. E su ogni cosa resta un principio per noi tanto importante quanto inderogabile: la sicurezza dei lavoratori e dei cittadini”.