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“Un quarto degli adolescenti sono in povertà educativa, non raggiungono le competenze minime in letteratura, scienze e matematica. L'occupazione giovanile è inferiore di tre volte rispetto alla media europea”. A disegnare un quadro fosco del nostro sistema educativo è Andrea Morniroli, coordinatore nazionale del Forum delle disuguaglianze, intervenuto al seminario “Per un patto educativo territoriale a La Spezia, una comunità educante a sostegno della scuola” organizzato dalla Cgil provinciale, che si è svolto ieri (26 aprile). Un primo momento di incontro e confronto per promuovere un percorso per la costruzione dei patti educativi di comunità, opportunità concreta per contrastare la povertà educativa e offrire alla scuola e al territorio nuove risorse, strumenti e supporti.
“La scuola è il presupposto di uno sviluppo giusto del Paese, deve dare a tutti le medesime opportunità di crescita e sviluppo, ma sono necessari investimenti e incentivi per docenti e presidi che lavorano in zone fragili – ha detto Morniroli -. E invece l'Italia ha smesso di investire nella scuola e la pandemia ha evidenziato tutto quello che non andava, a partire dalla povertà educativa. Se non si interviene aumenteranno i divari sociali ed il gap tra Nord e Sud”.
Dall’incontro, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, del segretario generale della Cgil La Spezia Luca Comiti, Antonella Di Bartolo, dirigente Ics Sperone-Pertini di Palermo, Giovanni Lolli, della Fondazione S. Giuseppe Cfp Cest, Sandra Fabiani, dirigente scolastico Isa2 di La Spezia, Laura Scotti, segretaria Flc Scuola della Spezia, Ciro Piccariello, della Cooperativa Lindbergh, è emersa la necessità di fare rete tra sindacato, scuole e terzo settore. In Liguria il 19 per cento dei minori è a rischio povertà ed esclusione sociale e il 20 per cento delle ragazze e dei ragazzi non lavorano e non studiano.
“La povertà educativa si manifesta anche sulla maturazione delle competenze di cittadinanza e nelle difficoltà di relazione e affettività- ha sottolineato la segretaria Flc Laura Scotti -. Bisogna lavorare sul territorio, che significa fare un’azione altamente politica: partire dai luoghi educanti, ludoteche, musei, luoghi che possono diventare presidi permanenti e complementari alla scuola. Bisogna costruire patti educativi duraturi e capaci di tenere insieme diverse realtà.”
Quanto ai patti educativi di comunità, secondo gli esperti non si può proporre un modello, perché le situazioni sono differenti, ma indicare cornici di metodo calate sul territorio e allo stesso tempo combattere le spinte alla privatizzazione dei servizi. Esistono comunque buone prassi per costituire un patto educativo. “Gli educatori devono lavorare in classe con i docenti attivando un processo di compenetrazione, percorsi curricolari ed extracurricolari devono intrecciarsi e riconoscersi – ha spiegato Morniroli -. Dobbiamo costruire rapporti stabili con le famiglie attraverso servizi utili per le mamme e i papà. Sconfinare dalle tradizioni e protocolli, ribaltare le prospettive e porre la questione educativa come interesse collettivo. E poi c'è l’integrazione tra pubblico e privato: scuole, enti, terzo settore. Deve essere un’integrazione virtuosa, con chiarezza di ruoli. Il terzo settore non può essere un serbatoio di mano d’opera a basso costo, basta con gli appalti al massimo ribasso”.
Marco Ursano, ufficio stampa Cgil La Spezia