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A Bergamo l'incubo covid sembra non dover finire mai, alimentato, come si legge in un lungo j'accuse della segretaria generale dello Spi Cgil provinciale, Augusta Passera, dal disastro organizzativo che vede la Regione Lombardia per l'ennesima volta protagonista in negativo. La campagna vaccinale, è la sintesi delle dichiarazioni qui di seguito, non ha né capo né coda. Strutturalmente in ritardo e indecisa su quale categoria sia prioritaria. Persino su quale sia il luogo migliore per procedere all'agognata puntura. Solo ieri i sindacati della scuola hanno avuto qualche risposta, incompleta, visto che per ora dal piano di immunizzazione del personale sono tagliati fuori i lavoratori dei nidi e delle materne comunali. E intanto la confusione su regole e tempistiche disorienta gli anziani.
“Dopo il caos e le contraddizioni della gestione della pandemia dello scorso anno, i ritardi e i costi dei vaccini antinfluenzali, era auspicabile, doveroso, che pur nelle difficoltà generalizzate, in questo avvio di campagna di vaccinazioni la Lombardia recuperasse in parte quella fama di regione efficiente e organizzata che si è smarrita nei mesi scorsi. Certo non è più tempo di ‘sanità migliore al mondo’ ma, dopo tutti i flop degli ultimi mesi, un buon avvio della vaccinazione anti-Covid ci avrebbe almeno illuso che le mancanze passate fossero in via di superamento. E invece no".
"È di nuovo caos - scrive Augusta Passera -, assistiamo a nuove contraddizioni e a nuovi disagi per i cittadini più anziani e per gli operatori. In perfetta continuità con il disastro organizzativo precedente, continuano ad abbondare dichiarazioni, foto, inaugurazioni, improponibili priorità di categorie privilegiate a ricevere il vaccino. E così siamo tra le peggiori regioni nel rapporto tra vaccini effettuati e quelli ricevuti e il risultato è che i cittadini ultraottantenni - a cui si è imposta una modalità di prenotazione da ultima spiaggia - non hanno la più pallida idea di quando e di dove potranno avere la propria dose vaccinale".
La denuncia della segretaria dei pensionati è agghiacciante. "I primi fortunati, chiamati sulla base della casualità, sono stati mandati nei centri sbagliati, a decine di chilometri, avvisati all’ultimo momento. Dalle valli ad Antegnate o Chiuduno, avvisati la sera tardi per il mattino presto. Sale d’attesa che non sono state in grado di rispettare il distanziamento e centri operativi senza utenti, con il personale e le autorità locali che cercavano tra la popolazione locale chi voleva vaccinarsi".
"In compenso - ironizza con amarezza Augusta Passera - l’’esperto’ Bertolaso viene fotografato in ogni dove (è probabile che abbiamo più foto scattate che vaccini inoculati) mentre rilascia dichiarazioni strabilianti sulla nostra capacità vaccinale ‘centomila al giorno, due milioni al mese’, ‘è solo un problema di ricevere le munizioni dal Governo perché la Lombardia dovrà solo spararle' ma nel frattempo siamo nel caos per qualche migliaio di vaccini al giorno".
"Fino a qualche anno fa le campagne vaccinali si facevano nei distretti e funzionavano. Certo non erano generalizzate a tutta la popolazione, certo non erano fatte in piena emergenza ma il distretto assolveva a quel compito di territorialità che una campagna vaccinale, a maggior ragione se generalizzata, impone. Adesso i distretti, nei fatti, non esistono più sostituiti da centri commerciali, o palazzetti dello sport scelti più sulla base delle affinità politiche delle amministrazioni comunali rispetto alla Regione che alla reale necessità dei cittadini. E così se va bene si viaggia dalla valle Imagna ad Antegnate, dalla valle Seriana a Chiuduno. E mentre la campagna degli over 80 si impantana (cinquecentomila prenotati, poche migliaia effettuate in dose singola) già si discute delle prossime categorie a cui promettere il vaccino. Gli over 70, no le categorie produttive, no la scuola, le forze dell’ordine perché in fondo quello che conta è l’annuncio dell’evento. Per fortuna che il governo ha dichiarato di volere avocare a sé tutta la campagna vaccinale, considerandola una priorità di profilassi internazionale e non una questione meramente sanitaria (quindi demandata a livello organizzativo alle singole regioni). Siamo doppiamente fortunati, segno dei tempi, perché la regione Lombardia non si è ancora scagliata contro lo ‘scippo’ dello stato centralista - scrive Augusta Passera -. Certo difficile rivendicare, di questi tempi, l’efficienza lombarda”.
Questa è la cronaca di un disastro che purtroppo, viste le premesse, era annunciato. E Bergamo, come il resto della Lombardia, ancora una volta dovrà correre per mettersi al riparo.