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"Ieri ho letto che i sindacati hanno fatto una richiesta alla Regione per chiudere i supermercati nei giorni festivi. Vi volevo dire che dove lavoro io domenica abbiamo aperto e secondo me saremo aperti anche a Pasquetta. Spero davvero che voi sindacati riusciate a fare qualcosa per tutelare noi lavoratori nei giorni festivi”. Questo messaggio firmato da una lavoratrice (che subito dopo chiede di restare anonima) è uno dei tanti che in questi giorni arrivano via Facebook o per email alle varie Cgil sparse per l'Italia. È mai possibile - si chiedono migliaia di lavoratrici e lavoratori - che in questa situazione, con il governo e gli esperti che continuano a ripeterci che bisogna stare a casa il più possibile, noi dobbiamo lavorare anche a Pasqua, dando pure “una scusa”, potenzialmente a milioni di persone, per uscire anche loro di casa?
La lavoratrice del messaggio con cui abbiamo aperto l’articolo, fortunatamente, non dovrà lavorare, né a Pasqua né a Pasquetta. La sua è una delle regioni, infatti, nelle quali i sindacati hanno ottenuto la chiusura di supermercati, centri commerciali e negozi di vicinato nelle giornate di domenica e lunedì. Sono arrivate le ordinanze con le quali i presidenti di Regione (in alcuni casi anche i sindaci) decretano la chiusura obbligatoria per tutti. Ordinanze che sono andate aumentando negli ultimi giorni, fino a coprire gran parte del territorio nazionale, ma non senza clamorose eccezioni e con tanta confusione e disomogeneità.
Partiamo dal Nord: chiudono tutto Friuli Venezia Giulia, Trentino e Veneto, dove la scelta era già stata presa anche per le passate domeniche. Il Piemonte, invece, chiude a metà: il giorno di Pasqua aperture consentite fino alle 13.00. "Il presidente Cirio nella sua ordinanza di ieri sancisce che a Pasqua non si vada a messa, non si riposi, ma si faccia la spesa - attacca Fabio Favola, segretario regionale della Filcams Cgil Piemonte - Gli è mancato il coraggio di fare la scelta giusta, quella razionale. Ci pare una decisione incomprensibile.”
La Liguria fa l’opposto: chiusura a Pasqua, ma non a Pasquetta. “Non è giusto, credo che ci saremmo meritati di riposare almeno questi due giorni - dice a Rassegna Cesare Sapio, lavoratore Carrefour a Genova e delegato sindacale della Filcams Cgil - Qui sembra sempre la vigilia di Natale, c’è gente che viene a fare la spesa anche 3-4 volte al giorno, è la scusa per uscire di casa. E poi non ci sentiamo protetti, le barriere di plexiglass che hanno montato sono ridicole. E le famose sanificazioni? Con due giorni di chiusura avrebbero potuto farle, ma qui invece che rallentare si accelera: la prossima settimana saremo aperti dalle 7.30 alle 21, ma vi pare normale?”. "Il fatto è che la Regione Liguria ascolta molto Federdistribuzione e Confcommercio - spiega Giovanni Bucchioni, segretario generale della FIlcams Cgil Liguria - ma noi sappiamo che la nostra è una battaglia giusta, che ha il sostegno non solo dei lavoratori, ma anche della maggioranza dei consumatori. Ecco perché abbiamo già dichiarato sciopero anche per domenica 19, per il 25 Aprile e per il Primo Maggio: far riposare i lavoratori nei giorni festivi è l’unico modo per garantire un servizio adeguato in tutti gli altri giorni”.
Ma il caso più eclatante è sicuramente la Lombardia, l’epicentro del contagio. La Regione del governatore Fontana è l’unica (mentre scriviamo) a non aver ancora adottato alcun provvedimento: "In questi giorni abbiamo fatto di tutto per fargli capire che chiudere i supermercati in questi due giorni di festa è una questione di buon senso, oltre che un atto di giustizia verso i lavoratori - ci dice Antonella Protopapa, segretaria della Filcams Cgil Lombardia - ma evidentemente il presidente della Regione più colpita dalla pandemia dimostra di essere più attento alle attese della grande distribuzione che alla salute di cittadini e lavoratori”. Lavoratori come Giuseppe Di Bari, che è dipendente e sindacalista dentro Esselunga: “L’azienda ha deciso di aprire la mattina di Pasquetta - ci dice - scelta che non condividiamo e stiamo per questo prendendo iniziative. Ma non è tutto, hanno anche deciso unilateralmente di aumentare l’orario, apriremo alle 7.00 anziché alle 7.30”.
Scendendo lungo lo stivale la situazione è ancora a macchia di leopardo. Emilia Romagna e Toscana chiudono per entrambi i giorni festivi, mentre le Marche solo per Pasqua. La Regione del governatore Ceriscioli, però, si è portata avanti, stabilendo già le chiusure per 25 Aprile e Primo Maggio. Restano a casa per due giorni anche le lavoratrici e i lavoratori di Umbria, Abruzzo (era pronto lo sciopero) e Lazio, dove sono arrivate le ordinanze regionali. “È un risultato importante, frutto della nostra pressione - ci dice Valentina Italiano, della Filcams Cgil di Roma e Lazio - l’ordinanza infatti assicura parità di trattamento per tutte le lavoratrici e i lavoratori della regione, dove diversi marchi avevano già annunciato già aperture e promozioni speciali. Siamo certi che i cittadini sapranno gestire questi due giorni di stop con pazienza e reciproca comprensione”, conclude la sindacalista.
Infine, situazione più omogenea al Sud dove le ordinanze regionali hanno imposto la chiusura in Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. In Basilicata sono stati i sindaci di Matera e Potenza a provvedere per primi, poi - anche su spinta dei sindacati - è arrivata la Regione, mentre la situazione è rimasta in bilico fino all’ultimo momento in Calabria. “Il risultato è arrivato in extremis - ci comunica Giuseppe Valentino, segretario della Filcams Cgil Calabria - sarà tutto chiuso a Pasqua e Pasquetta. La Giunta targata Santelli, deve però abituarsi a rispettare chi rappresenta in Calabria gli interessi di migliaia di lavoratrici e lavoratori. Non è la prima volta che anziché rispondere alle richieste della Filcams Cgil Calabria sui canali Istituzionali si preferisce usare la stampa".