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Un anno fa, come in quelli precedenti, le prime luci della mattina erano scandite dall’invasione pacifica di ragazzi e ragazze sbarcati dalle navi che da tutto il Paese li portavano a Palermo a vivere una giornata particolare. Prima tappa da raggiungere a piedi l’Aula bunker, nei pressi del carcere borbonico dell’Ucciardone, dove si celebrò il maxi processo, per la manifestazione con le autorità e poi di nuovo in strada per raggiungere nel pomeriggio via Notarbartolo e l’Albero Falcone. Solo memoria, testimonianza? No, sebbene di memoria ci sia sempre bisogno, serve a capire il passato e a costruire il futuro.
Ma quelle giornate e quella di quest’anno che si snoderà virtualmente, sono fondamentali per contribuire alla costruzione di legalità. E che ci sia bisogno di continuare a fare memoria lo testimonia anche una Ricerca promossa dal Centro Studi Pio La Torre e presentata lo scorso 30 aprile in occasione dell’anniversario dell’assassinio per mano mafiosa del dirigente politico già segretario generale della Cgil Siciliana. Secondo l’indagine due ragazzi su tre sono certi che lo Stato non fa abbastanza per sconfiggere le mafie, tre su quattro sono convinti che i boss fanno parte dello Stato e, a tratti, lo guidano. Per oltre l'87% dei giovani il rapporto tra mafia e politica è “molto forte” o “abbastanza forte”, al punto da vedere nella corruzione della classe politica le ragioni della sua diffusione al Nord (56,89%) e nella corruzione della classe dirigente le ragioni della sua sopravvivenza (50,74%).
Tantissime, quindi, le iniziative che in epoca di distanziamento da Coronavirus si rincorreranno lungo lo stivale. Perché il rischio di illegalità in un Paese nel pieno della crisi economica e sociale è fortissimo. Lo hanno denunciato da Banca d’Italia alla ministra dell’Interno Lamorgese, dal Procuratore Nazionale antimafia Cafiero De Rao alle camere del lavoro che operando sul territorio meglio di altri hanno il polso del rischio di infiltrazione dell’economia illegale in quella legale. E i segnali di pericolo si susseguono: la retata della Guardia di Finanza che tra Palermo e Roma ha portato a misure di restrizione per 91 persone, o i recentissimi arresti, sempre in Sicilia per gli appalti per l’acquisto di apparecchiature sanitarie “accomodati”, così sostiene l’accusa, dal commissario all’emergenza Covid dell’Isola.
Il recente Report dell’Osservatorio della direzione centrale della polizia criminale, costituitosi nell’ambito dell’emergenza Covid, disegna il rischio che corre l’Italia, la criminalità sta scaldando i motori ed è pronta a scendere in campo, in alcuni casi, come abbiamo ricordato, lo ha già fatto. Secondo il Rapporto è forte il rischio di investimento di denaro delle organizzazioni criminali nella ristorazione e nel turismo, settori in ginocchio dopo il lockdown, anche con “il ricorso al credito parallelo e la possibilità di entrare nella disponibilità delle attività economiche senza figurare”. Non solo, dal tutti a casa: “deriverà una mancanza di liquidità che espone il settore all’usura” con rischio di "impossessamento” delle attività per riciclaggio. L’altro settore di grande interesse di clan e 'ndrine potrebbero essere quello dei dispositivi sanitari e i dpi, per i quali ora si pone un problema di smaltimento di rifiuti speciali, dove sono prevedibili “importanti investimenti” della criminalità nelle società operanti nel 'ciclo della sanità', dalla produzione di mascherine e respiratori alla sanificazione ambientale. E appunto l’ultima inchiesta siciliana è lì a dimostrarlo. Ma vittime dell’usura, aggiungiamo noi, potrebbero essere anche i tantissimi nuovi poveri, quelli causati da cassa integrazione, disoccupazione e assenza di reddito dove prima della pandemia esisteva il lavoro sommerso. E sì perché quando di parla di illegalità occorre ricordare che questa si chiama anche caporalato e lavoro nero.
Che fare allora? Silvana Carcano, consulente della Commissione Parlamentare Antimafia, pochi giorni fa ha affidato le sue riflessioni a Libera informazione sostenendo che: “Le istituzioni nazionali, Governo, Banca d’Italia, intermediari finanziari devono garantire, innanzitutto, tempestività e immediatezza nell’erogare la liquidità necessaria per non far cadere le imprese nella trappola della dipendenza ai servizi mafiosi, che di liquidità ne hanno a sufficienza, e il cui problema principale è ripulire quelle ingenti somme di denaro di provenienza illecita, risolvibile proprio con l’usura”. Come verranno impiegate le risorse? Sempre la dottoressa Carcano afferma: “I controlli sono fondamentali, e dovranno avvenire in parallelo rispetto all’erogazione dei soldi, per non diventare strumento di rallentamento, quantomai pericoloso in questo momento storico. Uno dei rischi più alti di questo periodo è il reato di usura: le mafie dispongono di circa 30 mld/anno di euro ottenuti dalla vendita della droga, reinvestire questi soldi prestandoli ad imprenditori, con tassi anche del 20%, già soffocati dalla morsa della mancanza di liquidità e di linee di credito, significa mettere le pedine in scacco”.
Uno dei capitoli fondamentali per la ripartenza del Paese è quello dei cantieri per le infrastrutture. Stiamo parlando di appalti e in troppi da più parti si affrettano a dire che occorre superare i lacci e laccioli del Codice degli Appalti e mettere in pratica il modello Genova. Nei giorni scorsi il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, nel corso della conferenza stampa sulla mobilità trasmessa in diretta dalla nostra piattaforma, ha tenuto a sottolineare che a Genova non è stato solo nominato un commissario per la realizzazione del Ponte, ma in prefettura sono stati fatti accordi con tutti i soggetti interessati compresi i sindacati per garantire salute e sicurezza nel cantiere e impedire le infiltrazioni della criminalità organizzata. E sempre in tema di appalti sono intervenuti i segretari di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi sostenendo: “Si possono migliorare ancora procedure tecniche e ridurre i tempi di attraversamento, si possono studiare modalità per ridurre il contenzioso e su questo, unitariamente, abbiamo già avanzato come Sindacato delle costruzioni le nostre proposte, ma se qualcuno pensa di approfittare della pandemia per modificare o derogare al Codice degli Appalti e ridurre le tutele dei lavoratori, per alimentare il dumping contrattuale, per liberalizzare il sub appalto, per dequalificare il mercato e destrutturare ulteriormente le imprese facendole diventare poco più che scatole vuote, per ridurre ulteriormente le procedure aperte di gara a favore di affidamenti diretti o negoziati tra i soliti noti, con il rischio di maggiori infiltrazioni criminali, il sindacato delle costruzioni si mobiliterà in tutte le forme possibili”.
C’è molto da fare quindi, e la Fondazione Falcone tra le tante iniziative che promuove insieme al Miur e alla Rai, ripropone un simbolo nato spontaneamente in quella famigerata estate del ’92, dopo le stragi di Capaci e Via D’Amelia i balconi palermitani si vestirono di lenzuoli bianchi per gridare no alla mafia. L’invito di Maria Falcone è che oggi alle 18 ci si affacci dai balconi di tutta Italia addobbati di lenzuola per ricordare Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti di scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi e Claudio Traina. Quest’anno, oltre che a loro, la giornata, intitolata “Il Coraggio di Ogni Giorno”, è anche dedicata allo sforzo di tutti i cittadini e a tutte le cittadine che in questi mesi di emergenza, con impegno e sacrificio, hanno operato per il bene della collettività, medici, infermieri, cassiere dei supermercati, operai, esponenti delle forze dell’ordine che hanno continuato a lavorare per il Paese. “In questa drammatica emergenza - ha spiegato la professoressa Maria Falcone, presidente della Fondazione Falcone - si è scelto di celebrare il coraggio degli italiani che si sono messi al servizio dell’Italia in uno dei momenti più drammatici della sua storia recente. Donne e uomini che hanno reso straordinario il loro ordinario impegno mostrando un’etica del dovere che richiama uno dei più grandi insegnamenti che ci hanno lasciato Giovanni Falcone e Paolo Borsellino”.
Infine, “Tutte le categorie, i dirigenti, i militanti, i lavoratori, i pensionati e tutti i nostri iscritti parteciperanno alla giornata del ricordo della strage di Capaci appendendo un lenzuolo bianco alle finestre e ai balconi delle proprie case”, dichiara il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo. “Il coraggio di chi ha combattuto e combatte contro Cosa Nostra è il coraggio dei tantissimi lavoratori che con Il lavoro di ogni giorno lottano contro le infiltrazioni criminali e gli interessi illeciti, è questa l'antimafia quotidiana esercitata nei posti di lavoro. Abbiamo il dovere di stare uniti per non dimenticare e per testimoniare, anche con gesti simbolici, che stiamo dalla parte dei diritti. È questa la nostra storia, la nostra identità antifascista, sono questi i valori che come movimento sindacale portiamo avanti ogni giorno, orgogliosi, a difesa dei principi di democrazia, giustizia e libertà”. E’ il dirigente sindacale conclude affermando: “Oggi, ancor di più, alla luce di quanto sta emergendo dalle indagini della magistratura sulle infiltrazioni nel sistema degli appalti – aggiunge Campo - la Cgil chiede alla classe politica l’intensificazione dei controlli, trasparenza e meritocrazia alla base nelle nomine, e l’adesione ai codici e ai protocolli antimafia e anticorruzione”. Campo conclude affermando che la Cgil continuerà a chiedere “di non abbassare la guardia per garantire la vigilanza nelle aziende pubbliche e private, per la salvaguardia dei lavoratori e di tutti i cittadini, per l'affermazione della legalità in tutti i cantieri e nei posti di lavoro”.