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La prima Conferenza di organizzazione della storia della Cgil si svolge a Roma il 18-20 dicembre 1954. Agostino Novella, allora segretario organizzativo, lancia l’idea delle sezioni sindacali di fabbrica (approvate poi dal Congresso di Roma del 1956) alle quali affidare i compiti del tesseramento, della propaganda, della diffusione delle direttive sindacali e successivamente dell’articolazione rivendicativa.
Nel novembre 1979, la Federazione Cgil-Cisl-Uil, nata nel luglio di sette anni prima, organizza a Montesilvano un importante convegno nazionale di organizzazione, ma per una nuova Conferenza di organizzazione (la seconda) bisognerà attendere il 1983 (14-17 dicembre). I temi della democrazia dell’organizzazione e del decentramento sono la risposta confederale alla rottura dei rapporti unitari che sfocerà nel 1984 nell’accordo di San Valentino.
Il 9 novembre 1989 cade il muro di Berlino. Pochi giorni dopo, dal 14 al 16 dello stesso mese, la Cgil svolge a Firenze la sua terza Conferenza di organizzazione, necessario completamento della svolta avviata con la Conferenza di programma di Chianciano dell’aprile precedente durante la quale Bruno Trentin aveva lanciato l’idea del “sindacato dei diritti e del programma”, ufficialmente sancito dal XII Congresso di Rimini del 1991 (tra la Conferenza di organizzazione di Firenze e il successivo Congresso di Rimini, le tre componenti interne decidono di sciogliersi, inaugurando una nuova fase nella storia della Cgil).
La quarta Conferenza d'organizzazione
Per la successiva Conferenza di organizzazione (la quarta) bisognerà attendere solo altri quattro anni (Roma, 9-11 novembre 1993).
Il documento finale licenziato proporrà nuove norme in tema di strutture, regole e risorse, allo scopo di favorire la trasparenza dell’organizzazione e la responsabilità dei gruppi dirigenti.
Un rinnovamento dei gruppi dirigenti della Cgil e del loro metodo di lavoro - affermava del resto Bruno Trentin già nell’aprile precedente - è possibile e necessario: io avverto questo problema come il compito principale che mi incombe (…) Ma non aspettatevi da me un rinnovamento degli uomini separato da un rinnovamento delle politiche, del programma, e della strategia della nostra organizzazione. E non aspettatevi da me il ruolo di un mediatore fra fazioni. Sono e rimarrò, credo, fino alla mia morte, uno dei pochi o dei molti illusi che ritengono che il rinnovamento dei gruppi dirigenti cammina con la coerenza delle idee, con l’assunzione delle responsabilità, con il coraggio della proposta e del progetto. E ciò, proprio perché sono convinto che presto o tardi, con la forza delle idee e delle proposte anche le forze culturalmente minoritarie di oggi, se dimostrano coerenza e rigore, possono diventare maggioranza domani ed essere davvero il futuro della nostra organizzazione (…) C’è bisogno, specialmente oggi, di una deontologia del sindacato che dia credibilità e certezze ai lavoratori e che lanci ai giovani che vogliono cimentarsi con questa prova il messaggio che lavorare per la Cgil e nella Cgil non è un mestiere come un altro, ma può essere, può diventare una ragione di vita.
Può essere, può diventare, è una ragione di vita.
Buon lavoro compagne e compagni.
Al lavoro e alla lotta.
“Teniamoci forte, perché siamo forti”, perché “la nostra causa è veramente grande, è veramente giusta. Quando la causa è così alta, merita di essere servita, anche a costo di enormi sacrifici”.