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Gentile Ministro,
nei giorni scorsi, abbiamo espresso dolore e sgomento per la morte di Barbara Capovani, psichiatra dell’Azienda Usl Toscana nord ovest, aggredita e uccisa a Pisa, e manifestato il cordoglio ai suoi familiari. Oggi ci rivolgiamo a Lei chiedendole un incontro per poter offrire il nostro contributo. Abbiamo già scritto che quanto successo ripropone drammaticamente l’urgenza di prevenire gli atti di violenza contro gli operatori del SSN, nel rispetto dei diritti costituzionali dei lavoratori e dei cittadini utenti.
E che sui servizi e sugli operatori della salute mentale si caricano enormi responsabilità senza adeguate risorse e sostegni: anche così cresce l’insicurezza e il rischio di tornare alla psichiatria dei manicomi, usata come “discarica e strumento di controllo sociale” invece che come frontiera del diritto alla cura e alla salute. Peraltro è del tutto evidente che non sono più rinviabili interventi concreti per restituire forza e centralità ai servizi e agli operatori del nostro Servizio Sanitario Nazionale.
Ma quanto accaduto evoca anche il tema della piena responsabilità di ogni individuo che commette un crimine di affrontare un processo e una giusta pena, se giudicato colpevole: quindi l’abolizione della non imputabilità per incapacità di intendere e volere (sul tema abbiamo sostenuto la presentazione di uno specifico disegno di legge). E comporta un serio lavoro per assicurare il diritto alla salute e alle cure in carcere. Si tratta in sostanza di completare il processo riformatore avviato dalla legge 81/2015 con la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari.