Il blackout di sabato scorso, che è costato centinaia di ore di ritardo accumulate su tutta la linea, da Torino a Bari, è solo l’ultima giornata di passione per chi viaggia sui treni. E se le polemiche possono suonare strumentali, i numeri no. Secondo l’analisi di “Altra Velocità - Tutti i numeri del tracollo di Trenitalia”, i ritardi ferroviari degli ultimi tre mesi hanno interessato il 72% dei Frecciarossa e Frecciabianca, ma nel caso dei Frecciargento hanno colpito il 79% dei treni. “I ritardi in realtà sono cronici”, sottolinea Silvja Manzi, esponente di Europa Radicale che pochi giorni fa ha presentato il report al ministero delle Infrastrutture e trasporti.

Sei mesi e mezzo di ritardi

Il rapporto analizza tutti i tempi di percorrenza delle Frecce  fra ottobre e dicembre 2024 per un totale di 22.865 treni presi in considerazione, in media circa 260 al giorno: “In tre mesi i minuti di ritardo accumulati sono equivalenti a quasi sei mesi e mezzo”, osservano i curatori. Ci sono cattivi esempi eclatanti, sottolinea Manzi, “come la tratta fra Bari e Roma, in cui nessun treno è arrivato mai in orario nell’intero periodo considerato. Neanche una volta”. Su alcune linee i ritardi medi arrivano a 40 minuti (sulla già citata Bari-Roma a 38).

Il record negativo

Sotto questo profilo, la tratta più problematica è la Reggio Calabria-Milano Centrale, con un ritardo medio di 46 minuti e un record negativo di quasi otto ore (468 minuti) registrato il 30 novembre. In ben 21 occasioni i viaggiatori sono scesi alla stazione d’arrivo più di 60 minuti oltre l’orario previsto. Più in generale, a soffrire in maniera particolare sono le Frecce a lunga percorrenza fra il Sud e il Nord Italia.

La passione sui binari

La ricerca si è soffermata anche sui giorni della settimana: il venerdì è in assoluto il giorno peggiore, con 2.401 treni in ritardo (di cui 434 oltre i 30 minuti) su 3.160. Anche il mercoledì e il giovedì presentano forti criticità, mentre la domenica risulta la giornata più favorevole per spostarsi, con 1.726 convogli fuori orario rispetto ai complessivi 2.749. Pendolari e chi viaggia per lavoro nella parte mediana della settimana sono i più esposti ai disservizi, evidenzia il report. Le fasce orarie dove si concentrano i disagi maggiori sono la tarda mattinata, dalle 10 alle 13,30 (ritardi medi oltre i 13 minuti), e la sera, dalle 19 alle 22, (fra i 9 e i 18 minuti).

Rimborsi milionari

Gli utenti ovviamente sono i primi a patirne le conseguenze, ma i disservizi non sono indolori neanche per Trenitalia: il dossier ha stimato un impatto economico per cui “i rimborsi complessivi possono ammontare a oltre 102 milioni di euro all’anno. Analizzando i ritardi di questi tre mesi e rapportandoli alle opzioni di rimborso previste (per ritardi fra 30 e 119 minuti il 25% del biglietto e sopra i 120 minuti il 50%), abbiamo potuto calcolare il costo teorico complessivo per ciascuna classe, tenendo conto di tariffe e riduzioni”.

Filt: troppe difficoltà organizzative

Dopo l’ennesima giornata di caos sui binari, è arrivata anche la presa di posizione della Filt Cgil: “Al netto delle verifiche specifiche su quanto accaduto sulla manutenzione della rete sono stati sottoscritti accordi sindacali ad oggi in buona parte disattesi, che darebbero un rafforzamento della efficacia del sistema. Continuiamo a registrare invece difficoltà organizzative che abbassano la capacità di reazione ai tanti imprevisti che possono accadere su un sistema così complesso”.

E Salvini taglia le corse

Il ministro dei Trasporti che sogna gli Interni, Matteo Salvini, cade dalle nuvole e non si assume alcuna responsabilità su quanto sta accadendo da un paio di anni a questa parte ai treni italiani. L’opposizione chiede a gran voce le sue dimissioni, ma il segretario della Lega tira dritto e pensa a un piano per tagliare del 15% le corse dei treni, in modo da alleggerire una rete oggi sovraccarica di cantieri che macina ritardi. Dall’altra parte, Ferrovie dello Stato ha deciso di istituire una commissione d'inchiesta sui fatti di sabato.