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La campagna di “Obiezione alla guerra” è stata lanciata dal movimento nonviolento subito dopo il 24 febbraio, all’indomani dell’attacco russo all’Ucraina: una dichiarazione di sostegno concreto agli obiettori di coscienza delle due parti. Per fermare la guerra bisogna non farla. Per cessare il fuoco bisogna non sparare. Se ognuno attende che sia l’altro a iniziare per primo, si andrà avanti verso un’escalation che porta nel baratro dello scontro nucleare. Gli obiettori di coscienza sono coloro che hanno già iniziato a costruire la pace, non partecipando alla follia della guerra. È questa l’evidenza, la forza grande della verità, che ci porta a sostenere coloro che nelle due parti contrapposte fanno comunque il primo passo.
“Sono concretamente solidale con gli obiettori di coscienza, renitenti alla leva, disertori russi e ucraini; chiedo che vengano lasciati espatriare, riconoscendo loro lo status internazionale di rifugiati”. Dice così la petizione che ha già raccolto migliaia e migliaia di adesioni che saranno fisicamente consegnate al Presidente della Repubblica il 14 dicembre, al Quirinale, in occasione del convegno nazionale sui 50 anni della legge che ha riconosciuto l’obiezione di coscienza al servizio militare in Italia. La Campagna “Obiezione alla guerra” chiede anche ai giovani del nostro Paese di assumersi una responsabilità personale, dichiarandosi preventivamente obiettori verso possibili future avventure militari italiane.
“Lo Stato maggiore dell’esercito italiano ha già emanato una circolare di preallarme per il personale militare che si deve considerare ‘pronto all’impiego’. Considerando che la leva obbligatoria nel nostro Paese è solo sospesa e che tale sospensione resta a discrezione del potere esecutivo di governo, dichiaro fin da questo momento la mia obiezione di coscienza. Non sono disponibile in alcun modo a nessuna ‘chiamata alle armi’. Con la Costituzione italiana ripudiamo la guerra e vogliamo ottemperare al dovere di difesa della patria con le forme di difesa non militare già riconosciute dal nostro ordinamento. Sollecitiamo il Parlamento all’approvazione urgente della legge per l’istituzione della Difesa civile non armata e nonviolenta”. Si può aderire alla campagna a questo link.
La nostra vicinanza concreta a chi, pur dentro il conflitto, ha scelto la nonviolenza, si è manifestata anche nel corso della missione di pace messa in atto con la carovana “Stop the war now” con la quale siamo andati a Kiev. In quei giorni abbiamo lanciato ponti e incontrato organizzazioni della società civile ucraina come il Movimento pacifista ucraino, impegnato da anni per la cultura di pace e il sostegno agli obiettori di coscienza, la Nonviolence International Ukraine per la resistenza nonviolenta nei territori occupati, l’Institute for Peace and Common Ground, All Ukraine Youth Centre.
Abbiamo portato loro aiuti concreti per meglio organizzarsi e attuare la loro resistenza civile e sostenere i costruttori e le costruttrici di pace. Abbiamo incontrato i loro avvocati che impostano una difesa nel rispetto dei diritti umani fondamentali, e che chiedono all’Europa di attivarsi per garantire agli obiettori protezione e accoglienza, riconoscendoli come rifugiati politici e aprendo loro le porte.
I nonviolenti russi e ucraini sono le uniche voci delle due parti che stanno dialogando tra di loro, che creano un ponte su cui può transitare la pace, grazie al coraggio e all’impegno di chi a Kiev e Mosca, rischiando di persona, lavora per la crescita della nonviolenza organizzata.
Il documento di convocazione della manifestazione nazionale del 5 novembre a Roma, su questo punto ha parole inequivocabili: "Siamo con chi rifiuta la logica della guerra e sceglie la nonviolenza", "Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace", "Tacciano le armi. Non esiste guerra giusta".
Siamo cioè con gli obiettori di coscienza, disertori, pacifisti, nonviolenti. La scelta da fare non è quella delle armi che puntano all’occhio per occhio, e tutto il mondo diventerà cieco, ma quella del ripudio della guerra stessa e degli strumenti che la rendono sempre più insensata e insostenibile. Gli obiettori di coscienza sono una piccola luce di speranza nell’oceano delle tenebre che ci circonda.
Mao Valpiana è Presidente del Movimento Nonviolento
Esecutivo Rete italiana Pace e Disarmo