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Oggi, 20 ottobre 2021, inizia il processo di switch off del digitale terrestre. Si parte con la migrazione verso la codifica Mpeg4 di nove canali Rai (tutti tranne Rai Uno, Rai Due, Rai Tre e Rai News 24) e di sei canali Mediaset (TgCom 24, Boing Plus, Italia 2 e tre canali di radiovisione, R101, R105 e Virgin). In realtà non si tratta di una codifica a noi del tutto sconosciuta. Il passaggio all’Mpeg4 ha infatti già fatto il suo debutto in Italia con i canali HD.
Dopo la decisione a livello comunitario di sottrarre alle emittenti Tv la banda 700 Mhz (circa un terzo delle risorse frequenziali) per aumentare lo spettro usato per le comunicazioni dati in mobilità e segnatamente il 5G, l'Italia ha scelto di continuare a puntare sul digitale terrestre, seppur privo di molte frequenze, e per farlo senza chiudere canali ha dovuto ricorrere a tecnologie che prevedono compressione e trasporto del segnale più efficienti, in grado di far stare lo stesso numero di canali in meno spazio.
Queste tecnologie si chiamano Mpeg4 e Dvb-T2. La prima, come abbiamo detto, è quella già utilizzata per i canali HD, visibili oggi anche su molti dei televisori presenti nelle nostre case, mentre è la combinazione delle due (Mpeg4+Dvb-T2) che rende non compatibili con questo standard i televisori meno recenti. Di qui la necessità di un rinnovamento degli stessi.
La partenza dell’operazione di switch off ha tuttavia subito uno slittamento (è in ritardo di oltre un mese rispetto al piano originale del Governo) e prevede un percorso a tappe. Percorso che si vuole sostenere con l’erogazione del cosiddetto “bonus tv”, il contributo per l'acquisto di televisori di nuova generazione previsto dalla legge di Bilancio 2021.
Al bonus (la cui scadenza, al netto dell’esaurimento delle risorse, è prevista per il 31 dicembre di quest’anno) possono accedere i cittadini residenti in Italia titolari di un contratto elettrico su cui è addebitato il canone tv o che pagano il tributo tramite modello F24 o che sono esenti dal pagamento dello stesso in quanto soggetti a basso reddito di età pari o superiore ai settantacinque anni.
“Il contributo è riconosciuto una sola volta per l'acquisto di un solo apparecchio per ogni utente identificato dal relativo codice fiscale, e nei limiti delle disponibilità delle risorse finanziarie di cui all'art. 1, comma 1039, lettera c), della legge 27 dicembre 2017, n. 205, come incrementate dall'art. 1 comma 614 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, stanziate sul capitolo di bilancio 7595, al netto dei costi da rimborsare all'Agenzia delle entrate.”
L'agevolazione non prevede alcun limite di Isee, ed è cumulabile con il precedente bonus Tv-decoder. Consiste in uno sconto del 20% sul prezzo d'acquisto del nuovo televisore, fino a un massimo di 100 euro. Per ottenerla, bisognerà rottamare gli apparecchi acquistati prima del 22 dicembre 2018 che non risultano più idonei ai nuovi standard tecnologici di trasmissione televisiva del digitale terreste (Dvbt-2/Hevc Main 10 ).
Altro obiettivo della misura è quello di favorire la sostituzione degli apparecchi televisivi obsoleti attraverso un corretto smaltimento dei rifiuti elettronici, in un’ottica di tutela della salute ambientale. Per richiedere il bonus bisognerà dunque presentarsi dal rivenditore scelto o presso un’isola ecologica autorizzata portando con sé la vecchia tv e l’apposito modulo di dichiarazione sostitutiva scaricabile dal sito del Mise.
Nel primo caso il venditore si occuperà direttamente dello smaltimento dell’apparecchio, mentre nel secondo caso verrà rilasciata un’attestazione di avvenuta consegna dell’apparecchio, con la relativa documentazione, da consegnare al venditore. Quest'ultimo "recupera lo sconto praticato all'utente finale mediante un credito d'imposta, da indicare nella dichiarazione dei redditi, utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi dell'art. 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, a decorrere dal secondo giorno lavorativo successivo alla ricezione.”
Quello che non va confuso con il passaggio delle codifiche invece il riassetto delle frequenze, che sono effettivamente differenziate per aree. Questo vuol dire che la liberazione della banda 700, con la modifica delle frequenze e il riassetto dei multiplex, avverrà in date differenti a seconda delle diverse aree geografiche.
A tal proposito, va segnalato che il ministro dello Sviluppo economico nelle scorse settimane ha già firmato un decreto che fissa le date per il riassetto delle frequenze televisive nelle aree regionali, secondo il seguente calendario:
- dal 15 novembre 2021 al 18 dicembre 2021 nell'area 1A - Sardegna;
- dal 3 gennaio 2022 al 15 marzo 2022 nell'area 2 - Valle d'Aosta, Piemonte, Lombardia tranne la provincia di Mantova, provincia di Piacenza, provincia di Trento, provincia di Bolzano; nell'area 3 - Veneto, provincia di Mantova, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna tranne la provincia di Piacenza;
- dal 1 marzo 2022 al 15 maggio 2022 nell'area 4 - Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata; Abruzzo, Molise, Marche;
- dal 1 maggio 2022 al 30 giugno 2022 nell'area 1B - Liguria, Toscana, Umbria, Lazio, Campania.
Lo stesso decreto ha inoltre disposto la definitiva introduzione dello standard tecnologico di trasmissione televisiva del digitale terreste Dvbt-2 a partire dal 1° gennaio 2023 (anche in questo caso dunque con un ritardo rispetto alle previsioni originarie che per il passaggio al DVB-T2 indicavano giugno 2022). Rimane invece confermato che la cessione della banda 700 MHz alla telefonia resta fissata per l'1 luglio 2022, a vantaggio dei servizi mobili 5G.
I prossimi mesi saranno dunque segnati da importanti cambiamenti tecnologici, che non si limiteranno al semplice miglioramento della qualità visiva e dell’alta definizione. Aumenteranno i servizi e il numero di TV connesse a internet, il che imprimerà una accelerazione anche in relazione alla fruizione di servizi on demand, consolidando sempre più l’Intreccio tra contenuti video e rete.
Le tappe sono segnate. Adesso si tratta di capire se le risorse destinate a sostenere la domanda di acquisto di nuovi nuovi televisori (250 milioni di euro) saranno sufficienti per accompagnare questo percorso. Si stima che siano più di 15 milioni gli apparecchi che nei prossimi mesi risulteranno obsoleti e gradualmente sempre più inutilizzabili e dunque da rottamare.
(Barbara Apuzzo è la responsabile delle Politiche e sistemi integrati di telecomunicazione della Cgil)