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Noi di Libera, insieme alla Rete dei Numeri Pari, saremo in piazza perché siamo tutte e tutti preoccupati per la violazione dei princìpi costituzionali di solidarietà, uguaglianza e indivisibilità della Repubblica che si verificherebbe se venisse attuato il progetto inquietante di autonomia differenziata, contenuto nel Ddl Calderoli.
La nostra Via Maestra è segnata dalla Costituzione e se la riforma passasse, la garanzia dei diritti sul territorio nazionale sarebbe persa, aumenterebbero le disuguaglianze, si renderebbe più incerto il diritto alla salute, al lavoro, alla mobilità, all'accesso ai servizi e all'ambiente.
Il Ddl spaccherebbe il Paese realizzando un regionalismo asimmetrico competitivo e non solidale, rappresenterebbe una resa dello Stato immotivabile, accettando le differenze e istituzionalizzando la povertà e questo per le mafie sarebbe un enorme vantaggio. Per averne la conferma, basti vedere come hanno sfruttato questi 15 anni di crescita costante della povertà. Oppure ricordarsi della crescita di tutti i reati spia durante la pandemia, proprio per le enormi differenze regionali emerse in termini di accesso ai servizi, la salute su tutti.
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Siamo passati dalla pandemia delle disuguaglianze alla variante criminalità. Anche il welfare sostitutivo mafioso, che abbiamo visto esplodere a causa dei tagli alle politiche sociali, avrebbe un’impennata con l’autonomia differenziata, consentendo alle mafie di offrirsi come unica soluzione nelle periferie abbandonate dalla politica e dalle istituzioni dove troppo spesso le attività di mutualismo solidale portate avanti dalle realtà sociali rappresentano l’unica risposta alla solitudine e all’isolamento.
Lo Stato con il Ddl Calderoli dichiara che non è più disposto a garantire livelli essenziali (meglio sarebbe dire uniformi) su tutto il territorio nazionale, riconoscendo e istituzionalizzando le disuguaglianze e l’esclusione sociale, violando i principi di uguaglianza, solidarietà e indivisibilità della Repubblica. Per questo è un progetto inquietante che va combattuto e fermato. Non va bocciato solo perché pericoloso ma soprattutto perché non rappresenta una soluzione per il Paese, quanto piuttosto un vantaggio per pochissimi a danno perpetuo della maggioranza tanto al Nord quanto al Sud.
Abbiamo bisogno di riforme che uniscono e non che dividono l’Italia. La priorità dunque non è attuare il Ddl Calderoli ma garantire i diritti sociali e una vita dignitosa a milioni di persone che oggi vivono in condizioni di esclusione sociale e povertà e che subiscono ogni giorno il ricatto delle mafie sui territori. Per questo abbiamo la responsabilità e il dovere di fermarlo. Per questo saremo in piazza il 7 ottobre!
Giuseppe De Marzo, responsabile per le politiche sociali di Libera