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Il 10 aprile 1920 nasce a Reggio Emilia Nilde - all’anagrafe Leonilde - Iotti. Laureata in lettere e filosofia all’Università Cattolica di Milano (“Vivevo in un abbaino di fronte alla Scala - racconterà - mia madre mi dava cinque lire al giorno per mangiare: due uova al tegamino o un piatto di riso al burro in latteria”) e insegnante in un istituto tecnico industriale di Reggio Emilia, Nilde dopo l’8 settembre 1943 entra nelle file della Resistenza operando nei Gruppi di difesa della donna.
Segretaria dell’Udi a Reggio Emilia e membro del Consiglio comunale è tra le ventuno elette il 2 giugno 1946 all’Assemblea costituente dove fa parte della Commissione dei Settantacinque, nella sottocommissione per i diritti civili, politici ed economici e, nel 1948, è eletta per la prima volta alla Camera dei deputati. Riconfermata per le successive legislature - unico parlamentare italiano ad essere stato eletto ininterrottamente per 13 volte (14, contando anche l’Assemblea costituente) - il 20 giugno 1979 ne è eletta, prima donna nella storia, presidente.
“Onorevoli colleghi - affermava nell’occasione - con emozione profonda vi ringrazio per avermi chiamato col vostro voto e con la vostra fiducia a questo compito così ricco di responsabilità e di prestigio. Voi comprenderete, io credo, la mia emozione. In questo alto incarico mi ha preceduto l’onorevole Pietro Ingrao, che fino a ieri ha diretto i nostri lavori con grande intelligenza e imparzialità, e prima ancora l’onorevole Sandro Pertini, oggi presidente della Repubblica, a cui va il mio deferente saluto. Ma in particolare comprenderete la mia emozione per essere la prima donna nella storia d’Italia a ricoprire una delle più alte cariche dello Stato. Io stessa - non ve lo nascondo - vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. Essere stata una di loro e aver speso tanta parte del mio impegno di lavoro per il loro riscatto, per l’affermazione di una loro pari responsabilità sociale e umana, costituisce e costituirà sempre un motivo di orgoglio della mia vita”.
Manterrà la carica fino al 1992 (nel 1987 ottiene un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si conclude senza esiti; è la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla presidenza del Consiglio. Nel 1991, a seguito di indiscrezioni secondo le quali lo stesso Cossiga voleva nominarla senatrice a vita, fa sapere di non essere interessata, preferendo rimanere presidente della Camera. Nel 1992 è infine la candidata, ancora una volta senza esito, alla Presidenza della Repubblica), lavorando ininterrottamente sino al 18 novembre 1999, quando, già gravemente malata (morirà poco più di due settimane dopo), si dimetterà tra gli applausi unanimi dell’intero schieramento parlamentare.
“Il suo percorso civile e politico reca impressi i caratteri di quella straordinaria crescita democratica, che ha consentito al nostro popolo di liberarsi dal fascismo, di dotarsi di una Costituzione rispettosa degli originari e inviolabili diritti della persona, di progredire nel benessere economico e nella solidarietà sociale - sottolineava il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della ricorrenza dei cento anni dalla nascita - Nei quasi tredici anni di presidenza della Camera svolse il suo compito con rigore, con imparzialità, con un forte senso delle istituzioni: questi grandi meriti sono stati da ogni parte riconosciuti e apprezzati. La sua forte passione politica, a cui mai ha rinunciato nella vita del suo partito e nel dibattito pubblico non ha oscurato in lei la coscienza del bene comune, la piena responsabilità nazionale delle istituzioni democratiche, l’orizzonte europeo che sempre più si mostrava come un cruciale traguardo storico. Il suo impegno e la sua testimonianza rimangono patrimonio della memoria della Repubblica”.
In una delle ultime interviste televisive rilasciate a Enzo Biagi che le chiedeva che cosa si augurasse per il futuro Nilde Iotti rispondeva: “Io credo che sarebbe un fatto estremamente importante se il giorno che avessimo portato il nostro Paese fuori dal guado potessimo dire che, dall’inizio alla fine della nostra battaglia, comunque ci siamo chiamati e qualunque forma abbiamo dato alla nostra attività politica, noi abbiamo servito per difendere i lavoratori, per garantire la libertà degli individui e la democrazia del nostro Paese”.
Grazie Nilde, anche per questo.