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Le donne e gli uomini della Cgil, delle categorie, Filctem e Fillea, e della società civile si sono ritrovati in presidio questa mattina in piazza Matteotti a Santa Croce sull’Arno, provincia di Pisa, uno degli epicentri del terremoto giudiziario che ha squassato il territorio, con le rivelazioni, le indagini e gli arresti su una brutta storia di malaffare e infiltrazioni ‘ndranghetiste nel cuore della Toscana, gettando l’ombra di una terra dei fuochi nella provincia di Pisa.
“La presenza di organizzazioni malavitose in Toscana e in particolare, da quanto emerge dalle ultime operazioni di Carabinieri e Dda, nel distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, accende di nuovo l’attenzione dell’opinione pubblica e sopra ogni cosa le forti preoccupazioni più volte manifestate, anche dalla Cgil a tutti i livelli. Le indagini e l’azione della magistratura dovranno seguire il loro corso e ci auguriamo che, quanto prima, possano essere individuate tutte le responsabilità per non aggiungere al danno per lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, la beffa per un intero territorio”. A scriverlo in un comunicato è la Cgil di Pisa, il territorio sul quale si sarebbe perpetrato questo intreccio di imprenditori indagati, ‘ndrangheta e malaffare, Il keu, il prodotto derivante dal trattamento dei fanghi di conceria, ben 8mila tonnellate, secondo le ricostruzioni dei giornali, sarebbe stato utilizzato per la costruzione del nuovo tratto della strada regionale 429 tra Empoli e Castelfiorentino. I conciatori coinvolti ne avrebbero avuto un risparmio di almeno 28 milioni di euro. Una pratica che potrebbe essere pericolosissima, una terra dei fuochi nel centro della Toscana, perché i rifiuti, mischiati allo strato più profondo della pavimentazione stradale, potrebbero inquinare anche le falde acquifere.
“Il territorio interessato è, prevalentemente, quello della provincia di Pisa – a darci le coordinate del territorio interessato è Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana –. I comuni del distretto conciario sono Santa Croce sull’Arno, San Miniato, Castelfranco di sotto e Fucecchio, l’unico nella provincia di Firenze. Questo distretto è fatto da piccole e medie imprese, mediamente 12 addetti, in tutto circa 600 aziende per un totale che oscilla tra 6 mila e 8 mila lavoratori. Per darvi la dimensione dell’importanza del distretto nella produzione della pelle, considerate che qui viene prodotto il 98% di tutto il cuoio italiano e il 70% di quello dell’Unione europea”.
Avete subito annunciato, nel comunicato congiunto con le categorie interessate, Filctem e Fillea, che vi costituirete parte civile. Cosa può fare il sindacato concretamente per contrastare fenomeni come quello dell’infiltrazione mafiosa? “Denunciare. Denunciare le condizioni di sfruttamento dei lavoratori, che purtroppo è il primo segnale di malaffare. Lo abbiamo fatto in questi anni per contrastare il fenomeno degli appalti selvaggi. Per far emergere le situazioni gravissime di caporalato presenti anche in Toscana. Diffuse nel Chianti, in Maremma e, in questi ultimi anni, purtroppo, anche in Val d’Elsa. In questo lavoro di controllo e aiuto costante dei lavoratori, ci siamo messi a disposizione delle forze dell’ordine per dare seguito a ciò che ci raccontano. Spesso non è facile per loro, ci vuole molto coraggio per superare la paura di perdere il posto, soprattutto adesso che la crisi sanitaria ha reso ancor più complicato il quadro. Altro strumento di lotta dei sindacati è l’attività di proposta e di pressione: è così che abbiamo contribuito al varo di una legge regionale sugli appalti che offrisse maggiori garanzie ai lavoratori”.
Quali sono le preoccupazioni, ance per il futuro? “Con la possibilità che arrivino tutti i fondi previsti dal Recovery Fund – dichiara Dalida Angelini - è fondamentale stabilire regole stringenti. La politica deve prendersi le sue responsabilità perché questa piaga va combattuta, perché ci sono tanti lavoratori che rischiano di pagare il prezzo più alto e tante imprese corrette che rischiano di essere penalizzate. La politica non sottovaluti quello che è successo, resti vigile. Troppe volte si sono fatte tante dichiarazioni e poi, passato il primo shock, si è minimizzato il pericolo. Ognuno faccia la sua parte, a partire da noi, che su questi temi denunciamo e ci battiamo da anni. Si costruiscano momenti di partecipazione e di confronto tra istituzioni, forze sociali e imprese per combattere questi fenomeni”.
Di condanna, ferma e risoluta, parla il comunicato della Cgil che ha annunciato il presidio di questa mattina. “Le indagini della Procura nazionale antimafia aprono, se confermate, scenari inquietanti sulla presenza organica dell’ndrangheta nel sistema conciario – ha detto Mauro Fuso, segretario generale Cgil di Pisa –. Se quanto emerso dalle indagini venisse confermato ci troveremmo di fronte alla possibile crisi del sistema consortile così come lo abbiamo conosciuto finora, con ripercussioni sociali ed occupazionali imprevedibili in una situazione già complicata dal perdurare della pandemia”. Confermando che “come Cgil provinciale dichiariamo fin da subito che ci costituiremo parte civile nel processo per tutelare gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori che potrebbero essere danneggiati da questi atti”.