“Quanto è coerente la decisione della Direzione di Rai 1 di 'riabilitare' il concorso di Miss Italia - trasmettendo in diretta le serate della kermesse sulla rete ammiraglia- con la missione di servizio pubblico dell'azienda, e dopo le consolidate e giuste scelte di anni fa della Presidente Tarantola e l'espressa contrarietà di una parte del consiglio di amministrazione?” Lo chiedono polemicamente Slc Cgil nazionale, Slc Cgil Roma e le donne di Slc che sollecitano perciò all’Azienda, al cda e alla commissione pari opportunità a porre l'adeguata attenzione alla questione di genere nella programmazione ordinaria e in ogni scelta editoriale.
“Il Servizio Pubblico ha l’obbligo di esprimere valori inclusivi e positivi -scrivono i firmatari della nota- altrimenti dovremo chiederci cosa è la Rai o cosa sia diventata”. Ed infatti “per la Cgil - esplicitano immediatamente - la Rai è prima di tutto una fabbrica altamente specializzata in ideazione e produzione culturale dove lavorano donne e uomini con grandi professionalità, ed insieme è l’azienda concessionaria del Servizio Pubblico”. A questa mission, per Slc-Cgil nazionale, Slc-Cgil Roma e Donne Slc-Cgil, certamente non corrisponde Miss Italia, “una trasmissione vecchia che veicola un’idea totalmente superata della donna. Nell’Italia di oggi le donne sono parte integrante del mondo del lavoro, ne reclamano la parità e la dignità e proprio per questo scendono in piazza contro il ddl Pillon, contro i reati di femminicidio, contro i tentativi politici di scardinare la legge 194 sull’aborto, per abbattere quegli stereotipi femminili ancora presenti nel paese che un concorso come Miss Italia tende ad alimentare”.