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“È inaccettabile scoprire che in un Paese in cui il fenomeno della povertà educativa è sempre più preoccupante, come denuncia oggi il Rapporto Caritas-Save the children, non sono stati spesi 41 milioni di euro per gli asili nido, tanto che oltre duemila Comuni verranno commissariati. E’ da mesi che sollecitiamo la necessità di spendere tutte le risorse disponibili per ampliare l’offerta di servizi educativi per l’infanzia e in particolare per gli asili nido. L’educazione e la formazione primaria sono un diritto costituzionalmente rilevante che va considerato come parte imprescindibile di una strategia complessiva contro la povertà educativa”. Lo dice in una nota Tatiana Cazzaniga, segretaria nazionale Fp Cgil.
“Siamo ancora lontanissimi dai target europei: nel nostro Paese il rapporto tra posti disponibili e numero di bambini in età tra zero e 3 anni è in media del 28%. Ciò significa che, in Italia, su 100 bambini trovano posto negli asili nido solo 28, con fortissime differenze territoriali. La media europea - ricorda - è del 37,9%, Spagna e Francia sono oltre il 50%, Olanda e Danimarca arrivano al 74,2% e al 69,1%. Per questo chiediamo che le risorse disponibili vengano destinate principalmente alle assunzioni: solo per coprire il turn-over del personale che andrà in pensione ed arrivare alla media di un educatore ogni sei bambini servono oltre 37.000 unità nei prossimi 3 anni. Per fare un vero investimento è necessario assumere ulteriore personale, oltre il turn-over. Una richiesta che ribadiamo nel nostro Piano straordinario per l’occupazione”.
“Ogni giorno perso e ogni euro non speso comportano una riduzione dei diritti dei bambini e delle loro famiglie. Noi chiediamo la rimozione dei tetti relativi alle assunzioni di personale degli enti locali e che si superi l’ostacolo legato ai titoli di studio che devono essere, se acquisiti entro il 2002 per gli insegnanti e il 2017 per il personale educativo, equiparati alla laurea, così come previsto dalle norme vigenti. È fondamentale investire in assunzioni stabili, in salario, e nel rilancio del ruolo sociale di chi lavora nel comparto socio-educativo”, conclude Cazzaniga.